martedì 18 giugno 2013

Storia, è Successo Oggi: 1815 Troppi errori a Waterloo

di Claudia Pellegrini

STORIA, E SUCCESSO OGGI: 1815 TROPPI ERRORI A WATERLOO - Pochi eventi come la battaglia di Waterloo hanno cambiato le sorti della storia. È il fatto d’armi più conosciuto al mondo, l’evento che determinò il tramonto dell’impero napoleonico, la fine di un’epopea che per vent’anni aveva fatto tremare i troni di molti sovrani, ma si era anche adoperata a diffondere le idee di uguaglianza e libertà nate in seguito alla Rivoluzione Francese. Oggi, ma anche successivamente all’evento, il termine Waterloo è inteso proverbialmente come sconfitta totale, perché questo fu, una tremenda e sconvolgente sconfitta di un uomo che era già entrato a far parte del mito.
Nel marzo 1815 Napoleone sfuggì al suo esilio all’isola d’Elba per fare ritorno in Francia e riconquistare il trono, cogliendo di sorpresa tutta l’Europa riunita nel Congresso di Vienna. Dopo lo sconcerto iniziale i nemici dell’imperatore reagirono, mentre Napoleone radunava la sua Grande Armeè in tutta fretta per batterli sul tempo. Il 16 giugno l’esercito inglese era stato costretto a ritirarsi, insieme a quello prussiano: le cose si mettevano piuttosto bene. Ma il giorno seguente l’abile stratega corso commise una serie di errori che la storia certo non si aspettava da lui. Infatti, contrariamente a ciò che aveva fatto in passato, non inseguì gli eserciti in ritirata per neutralizzarli definitivamente, ma temporeggiò misteriosamente. E non solo, la sera che precedette Waterloo, alcuni reparti francesi, invece di prepararsi ad uno scontro che sapevano decisivo, si permisero di bivaccare indisturbati all’osteria: evidentemente Napoleone non li controllò come era sovente fare. La mattina del 18, all’alba, le truppe francesi videro all’orizzonte lo schieramento dei nemici, dopo che aveva smesso di piovere.
Napoleone in mattinata non inviò indicazioni precise alle truppe, rimase sul vago per troppo tempo, tempo prezioso che poteva costargli caro. Oltretutto la zona in cui si apprestavano ad agire era un susseguirsi di colli e forre, per cui la visibilità era scarsa, ancora di più per la pioggia che era caduta fino al mattino. L’artiglieria rimbalzava dietro ai colli dove si erano posizionati i nemici, l’unico modo per colpirli era tirare alla cieca ma con scarsi risultati, ma, data la mollezza del terreno bagnato, le palle di cannone affondavano. E proprio a causa della complessità del terreno, Napoleone dovette optare per una strategia più semplice del solito, e questo gli fu fatale.
Le truppe furono schierate in una formazione chiusa, troppo compatta, un facile bersaglio per i tiri d’artiglieria, infatti si persero molti uomini, troppi. Il perché di tutto questo è ignoto. Una brigata di corazzieri fu inviata a caricare il centro dello schieramento nemico che, per qualche attimo, sembrò tentennare, ma fu un grosso errore poiché si sprecarono le unità migliori della cavalleria francese. Oltretutto alcuni reggimenti partirono alla carica senza averne ricevuto ordine, generando un caos imperdonabile: troppi uomini e cavalli in un appezzamento di terreno relativamente piccolo. A questo punto urgevano altre truppe, ma Napoleone preferì tenere ciò che gli rimaneva per il momento in cui sarebbero comparsi i prussiani, cosa che avvenne nel pomeriggio; agendo in questo modo però perse una buona occasione per sferrare un colpo che poteva rivelarsi decisivo.
Un altro errore ci fu quando, in vista dei prussiani, Napoleone ordinò a 12 battaglioni della Guardia di Mezzo di attaccare la linea nemica, ma inspiegabilmente, costoro cambiarono direzione spostandosi a lato del nemico, addirittura i ranghi si scompagnarono diventando incontrollabili. Fu l’inizio della fine: dopo lunghi minuti sotto le scariche di fucileria che li dimezzarono, alcuni dei veterani si misero in fuga, i loro commilitoni li scambiarono per appartenenti alla Vecchia Guardia, ritenuta invincibile, così iniziarono a gridare “La Guardia indietreggia”. L’esercito così si disintegrò.
In seguito gli eventi della storia produssero i frutti che ben conosciamo. Ciò che ci è sconosciuto invece è che cosa sarebbe successo se Napoleone avesse avuto maggior fortuna. Era il più grande condottiero di tutti i tempi, e per un giorno, su quel terreno bagnato che affondava fino alle ginocchia, ebbe in mano non solo il proprio destino ma anche le sorti dell’Europa: entrambi gli sfuggirono.

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