giovedì 20 giugno 2013

Storia, è Successo Oggi: 1837 God Save The Queen!

di Claudia Pellegrini

STORIA, E SUCCESSO OGGI: 1837 GOD SAVE THE QUEEN - Il 20 giugno del 1837, il re Guglielmo IV morì di una malattia al fegato. Poiché non aveva figli, lasciò il trono alla nipote diciottenne Alexandrina Victoria, meglio conosciuta dalla storia semplicemente con il nome di regina Vittoria, colei il cui regno durò ben 63 anni, e viene tutt’ora definito comunemente “epoca vittoriana”, un periodo di grande espansione, grandi cambiamenti sociali, economici e tecnologici nel Regno Unito.
La giovane Vittoria, appena ascesa al trono, dovette far fronte a diversi problemi che infestavano il regno, come ad esempio una insurrezione nel Canada ed alcuni problemi in Giamaica, dove si faticava a rispettare le nuove leggi; riuscì con un cambio di governo a far fronte ai problemi delle colonie, rivelandosi molto più abile di ciò che si pensava. Contò molto sull’appoggio del marito, il principe Alberto di Sassonia Coburgo-Gotha, sposato nel 1840, nonostante fosse piuttosto impopolare tra la società inglese che, a causa delle sue origini tedesche ma anche della riservatezza, lo guardò sempre con molta diffidenza; era comunemente noto come “Principe Consorte”, e non ottenne mai dignità nobiliare pari alla moglie.
Come ogni monarca che si rispetti, anche Vittoria dovette fare i conti con alcuni attentati rivolti alla sua persona, uno nel 1840, mentre passeggiava in carrozza per le strade di Londra accompagnata da suo marito, ed altri tre nel 1842. In tutti i casi gli attentatori stranamente non furono condannati a pene troppo severe, questo incrementò la popolarità della sovrana.
Grazie all’amore per l’Irlanda, il paese divenne una delle prime località turistiche del regno, Vittoria stessa vi si recava di sovente, e non solo, si dimostrò anche molto generosa con gli irlandesi quando, nel 1845, l’isola fu colpita da una malattia delle patate che degenerò in carestia: la regina si adoperò personalmente per organizzare delle donazioni ed operazioni di carità. Ma nonostante questo, i ministri che seguirono le operazioni non furono troppo in grado di far fronte al problema, ovviamente la colpa ricadde su Vittoria, e ne oscurò la fama, almeno in Irlanda. La questione dell’isola dunque versò in condizioni sfavorevoli, tanto che la regina non volle più visitarla fino al 1900, quando vi si recò per chiamare personalmente gli irlandesi alle armi in occasione della Guerra Boera, nonostante i molti oppositori.
Ritornando al principe Alberto, fu l’organizzatore della prima Esposizione Universale, tenutasi nel 1851. La mostra fu un successo inaspettato, tanto che con i numerosi proventi si finanziò la costruzione del South Kensington Museum, in seguito chiamato Albert Museum.
Uno dei momenti più significativi fu l’entrata in guerra del Regno Unito, nel 1854, in Crimea, dalla parte del regno Ottomano, contro la Russia. Corse voce inizialmente che Vittoria avrebbe appoggiato lo zar, cosa non vera, e questo ne determinò altra impopolarità, cresciuta oltretutto a guerra terminata per il modo in cui aveva gestito la faccenda. Ma altri problemi erano in dirittura d’arrivo: la guerra dell’oppio del 1857 e la ribellione dei Sepoys contro il controllo da parte della Compagnia Britannica delle Indie Orientali. Ne conseguì che l’India fu messa sotto controllo diretto della corona, e per l’occasione Vittoria fu anche incoronata Imperatrice d’India.
Nel 1861 divenne vedova. Il lutto per la perdita dell’amato consorte ne devastò il morale, tanto da spingerla a uscire raramente in pubblico, nonché indossare abiti neri, cosa che continuerà a fare per il resto della vita, guadagnandosi il nomignolo di Widow of Windsor. Da questo momento in poi preferì trascorrere il suo tempo nelle varie residenze di campagna, attorniata dalle persone più fidate, condividendo con loro la passione per i cani, la botanica ed il ricamo. Nonostante l’apparente tranquillità della sua vita, tormenti interiori le rodevano l’anima, tanto che arrivò persino ad accusare della morte del marito il suo stesso figlio, il Principe di Galles Edoardo, nonché di relazione adulterina con una giovane cugina ( nella puritana Inghilterra vittoriana un vero e proprio scandalo). Si mormora però che ebbe una relazione con un cameriere, tale John Brown, anche se la faccenda non è mai stata chiarita; quel che sappiamo con certezza è che una volta deposta nella bara, dopo sua specifica richiesta, le furono posti nelle mani rispettivamente il cappello di suo marito ed i capelli del suddetto cameriere, e già questo potrebbe decisamente accreditare certe voci.
Riemerse parzialmente dalla condizione di vedova inconsolabile (consolata dal cameriere!) quando fu eletto primo ministro Disraeli, che riuscì a coinvolgerla più attivamente nel governo. In questo periodo poi fu vittima di un altro tentativo di attentato, peraltro, guarda caso, scongiurato dal fido John Brown, il quale difese la sovrana dalla pistola dell’attentatore. Ma gli attentati non si conclusero certo con quest’ultimo, infatti, nel 1882, un pazzo scozzese tentò di nuovo l’impresa, fallita miseramente al pari delle altre.
Nel 1887 si festeggiarono sontuosamente i 50 anni di regno, ormai la sua impopolarità era un lontano ricordo, tanto che ormai, da quando era morto il suo cameriere, veniva additata come esempio di moralità e virtù fino alla morte avvenuta nel 1901. La sua monarchia fu più simbolica che politica, caratterizzò soprattutto la moralità e la famiglia. Proprio riguardo la famiglia, la sua contribuì a legarsi, tramite matrimoni, a tutte le famiglie regnanti d’Europa. Devono dunque averle cantato God save the Queen anche al di là delle bianche scogliere di Dover.

 

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