venerdì 24 maggio 2013

Arte, Breve Storia dell'Incisione

di Claudia Pellegrini

ARTE, BREVE STORIA DELL'INCISIONE - L’incisione, l’arte di disegnare su una superficie dura, avrebbe origini antichissime. Sembra infatti che già nell’età neolitica l’uomo usasse imprimersi sulla pelle disegni geometrici mediante stampi di legno o terracotta simili a quelli ancora oggi utilizzati dagli indios di alcune tribù dell’Amazzonia. Gli egizi, con la stessa tecnica decoravano i loro sarcofagi, mentre matrici lignee furono impiegate anche per la decorazione di stoffe a stampa prima in Oriente e poi in Occidente per tutto il Medioevo.
Il legno usato per questo procedimento si chiama xilografia, e proviene generalmente da alberi da fruttiferi, può essere intagliato parallelamente alle sue fibre o trasversalmente. Dopo l’incisione la matrice viene inchiostrata con un rullo ed un tampone e si procede quindi alla stampa. Le xilografie possono essere anche colorate dopo la stampa, o stampate a colori mediante l’uso di impressioni. Agli inizi del Quattrocento la tecnica xilografica viene impiegata anche per stampare su stoffa. Alla fine del XIV secolo viene impiegato un nuovo tipo di supporto, la carta, prodotta in Cina nel II secolo, passata per la Persia nel VI, ed infine giunta in Europa grazie agli Arabi attraverso la Spagna e l’Italia tra il XIV ed il XV secolo. Determinante per la diffusione della xilografia, dovette essere, agli inizi del Quattrocento, la richiesta crescente di immagini sacre, e quella delle carte da gioco, inoltre, era utilizzata anche per le illustrazioni dei libri in sostituzione delle costosissime miniature.
Nel corso del Cinquecento si andò sostituendo all’incisione su legno quella su metallo, la calcografia, la quale presentava nuove possibilità espressive. Infatti, la calcografia è una tecnica di incisione ad incavo, praticata su supporti metallici, che scava il segno in modo che possa ricevere l’inchiostro; questo consente di riprodurre segni molto sottili e vicini tra loro, ma anche incrociati, con la possibilità di rendere i grigi e quindi anche delle variazioni chiaroscurali. Questa tecnica si diffuse in Germania ed in Italia, e fu la forma più importante di stampa fino al secondo decennio dell’Ottocento, e cioè fino alla diffusione del procedimento litografico. Il Vasari ne attribuisce l’invenzione ad un orefice, tale Maso Finiguerra, ma allo stato attuale delle conoscenze in materia l’opinione del Vasari appare fantasiosa, infatti è molto più veritiero pensare che furono gli artisti nordici ad applicare per primi questo nuovo procedimento.
All’inizio del Cinquecento venne sperimentata l’acquaforte, cioè il procedimento di incisione indiretta mediante sostanze acide che intaccano il metallo per reazione chimica. L’acquaforte presentava straordinarie qualità formali dovute alle caratteristiche tecniche del procedimento. La qualità del segno inciso era differente dagli altri procedimenti, era possibile tracciare segni di ogni tipo, segni che risultavano pittorici, morbidi. Questo procedimento era già conosciuto da Leonardo nel 1504 e da Dürer; fu il Parmigianino però a dedicarsi a questa tecnica come un vero e proprio alchimista, perfezionandola sempre di più. Le sue migliori acqueforti sono La Deposizione di Cristo e la Resurrezione.
Successivamente la tecnica incisoria trova in Giovanni Battista Piranesi uno dei suoi massimi esperti. Di lui abbiamo splendide vedute, soprattutto della città di Roma, e delle rovine, raccolte in un volume, Vedute di Roma, che diede alle stampe nel 1748. Non dimentichiamo però anche Goya e le sue acqueforti, famosissime nel mondo artistico dell’epoca ( il procedimento della realizzazione dell’acquaforte, per quanto riguarda Goya, è mostrato passo per passo, e con dovizia di particolari visivi, nell’intro del film L’ultimo Inquisitore, di Milos Forman; peraltro Goya era stato perseguito dall’Inquisizione spagnola proprio per la natura delle sue incisioni ritenute opere dalla dubbia reputazione).
Buona parte dei grandi artisti moderni sperimentarono le varie tecniche di incisione, da Chagal a Picasso, da Mirò a Dalì. Fin dalla fine della seconda guerra mondiale l’incisione divenne materia accademica, ed i maestri di fama internazionale ancora oggi danno prestigio agli atenei in cui insegnano.

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