domenica 9 giugno 2013

Cultura, Monterano: Una città Fantasma

di Claudia Pellegrini

CULTURA, MONTERANO: UNA CITTA' FANTASMA - A Ovest del Lago di Bracciano, percorrendo un antico sentiero, è possibile trovarsi di fronte ai resti di una città abbandonata da secoli, tra tombe etrusche, piccole grotte ricoperte dalla vegetazione e molte polle d’acqua ribollenti, che ne testimoniano l’antica attività vulcanica della zona: si tratta della città perduta di Monterano.
La sua storia inizia nel periodo etrusco, come testimoniano le numerose tombe disseminate sul sito, e, come tutti i centri etruschi, fu ben presto assoggettata ai romani che ne modificarono l’assetto e costruirono anche un acquedotto. Successivamente, a partire dal IV secolo d. C. subì le invasioni barbariche, le quali, soprattutto quella longobarda, finirono per impoverire la zona, tanto che gli abitanti dei vicini villaggi, pensarono di convergere tutti a Monterano che, sorgendo in collina, occupava una posizione più difendibile. Così la città si ampliò e furono costruite anche delle mura di cinta, e divenne anche sede episcopale, rendendo l’abitato un centro importante fino al X secolo, quando la diocesi si spostò a Sutri e la città tornò ad essere un borgo di poche anime.
Nel XIV secolo ci fu una rimonta economica, anche se il centro principale della zona restava comunque Bracciano. Tra la fine del 1300 e l’inizio del 1400, Monterano diventò celebre grazie a due capitani di ventura, Coluzia, che fu inviato dal papa a sedare la rivolta di Corneto, oggi Tarquinia, e Gentile, che partecipò alle lotte per la successione del Regno di Napoli. Nel 500 il feudo divenne proprietà degli Orsini, i quali approfittarono del periodo di crisi economica nonché della fine delle lotte intestine al papato, per investire sul territorio; ma il decollo economico vero e proprio si ebbe successivamente, con il passaggio del borgo alla famiglia Altieri, la quale generò anche un papa nel 1670, Clemente X. A questo punto il borgo si arricchì di costruzioni affidate a Gian Lorenzo Bernini, grazie al quale sorsero la Chiesa ed il Convento di San Bonaventura, nonché la grande fontana ottagonale, e si restaurò anche la facciata del palazzo Baronale.
In seguito alla morte di Clemente X Altieri, la zona fu dimenticata, e ripiombò nell’oscurità. Il peggio però accadde nel 1770, quando una violenta epidemia di malaria decimò la popolazione, soprattutto quella meno facoltosa. Nel 1798, con la decadenza del potere papale, passò sotto la Repubblica Romana, che però si estinse l’anno successivo con l’intervento delle truppe borboniche che restaurarono lo Stato Pontificio. Si racconta che l’abitato fu dato completamente alle fiamme dall’esercito francese poiché gli abitanti avevano rifiutato di macinare il grano degli abitanti della vicina Tolfa che erano stati sottomessi dai francesi stessi. Così Monterano scomparve per sempre.
Oggi non restano che rovine molto suggestive. Negli anni 50 del 900 divenne il luogo preferito di molti registi per girare alcune scene dei loro film: Ben Hur ad esempio, ma anche film italiani come Brancaleone alle Crociate, nonché Il Marchese del Grillo. Effettivamente, visitando il sito, è possibile vedere costruzioni di epoche diverse, testimonianza appunto delle diverse epoche vissute dal posto, cosa che colpisce piacevolmente il visitatore. Purtroppo delle opere berniniane resta solo la fontana, costruita sfruttando le fondamenta rocciose di una parete scoscesa, con alla sommità un leone colto nell’atto di scuotere con una zampa la roccia per far zampillare l’acqua. Resta comunque un itinerario affascinante per tutti coloro che volessero immergersi nel passato, un posto in cui vale la pena sostare qualche minuto per riflettere sull’inesorabilità della storia e del tempo.

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