sabato 8 giugno 2013

Arte, Giuditta e Oloferne Secondo Donatello

di Claudia Pellegrini

ARTE, GIUDITTA E OLOFERNE SECONDO DONATELLO - Il gruppo di Giuditta e Oloferne è un’opera particolare, rende alla perfezione la grande tragicità della donna che con eroismo ha ucciso il generale assiro, ma anche la morte violenta dello stesso che sopraggiunge quasi senza che egli se ne accorga. Donatello probabilmente voleva dare un senso di unione indissolubile alle due figure, quasi sembra di vedere un altro celebre gruppo, quello del conte Ugolino e l’arcivescovo Ruggeri descritti da Dante nel ghiaccio dell’Antenora. La base triangolare sulla quale sono posati i due personaggi è molto suggestiva e stupisce per la scelta delle figure: uomini che vendemmiano, danzano, si abbracciano e montano sul corpo di un Sileno. Donatello nel suo ultimo periodo sembra avvicinarsi molto al mondo pagano, lo si vede anche da altre decorazioni delle sue opere, come ad esempio nel pulpito di San Lorenzo.
La statua era dei Medici, e nel 1496 fu sequestrata insieme ai loro beni e portata dal loro palazzo sulla ringhiera di Palazzo Vecchio; successivamente fu smossa per lasciare il posto al David di Michelangelo e fu posizionata nella Loggia della Signoria. Nel 1919 è ritornata al posto che occupava nel 1496.
Spesso si è pensato che in origine fosse stata una fontana, infatti nei cuscini ci sono dei fori che potevano avere delle cannelle, anche se, secondo alcuni critici, è alquanto improbabile, dato che il gruppo è troppo imponente per essere il boccio terminale di una fontana; se così fosse è inevitabile pensare a un adattamento a lavoro già abbondantemente iniziato.
Donatello si sofferma molto sulla figura di Oloferne piuttosto che su quella di Giuditta, nonostante i due siano molto legati scultoreamente parlando, quasi dimenticando che la cosa più importante della rappresentazione è l’atto di recidere la testa, per il quale la vicenda di Giuditta è famosa. Ma l’artista in questo caso ha voluto rendere soprattutto l’unione, rappresentando la donna nell’atto di colpire, con la spada levata, in attesa di una separazione che in questo caso ancora non c’è. Donatello fotografa il momento che precede l’azione, e lo fa in maniera così reale che i personaggi sembrano quasi vivi, sul punto di muoversi da un momento all’altro. Oloferne è al centro della scena, completamente abbandonato sui cuscini, con un aspetto non certo minaccioso, sembra quasi che dorma, con le labbra dischiuse e gli occhi chiusi. Giuditta invece ha un’espressione più fredda e rigida, e stringe possessiva e dominatrice i capelli nel nemico con una mano, mentre con le gambe si avvinghia al corpo dell’assiro.
Il gruppo ha una certa carica erotica che fa pensare ad una rivisitazione nuova ed originale del tema biblico, anche per il fatto che Donatello sceglie di non rappresentare l’evento nel pieno dello svolgimento, come ad esempio faranno gli artisti rinascimentali, oppure i barocchi come Artemisia Gentileschi. A quanto pare lo scultore si astiene dal giudizio morale che poi era lo scopo principale di certe rappresentazioni bibliche, presentando semplicemente due esseri umani animati da differenti passioni che però si vengono ad unire in una sola. Inoltre, con la scelta di immortalare il momento precedente all’omicidio, l’artista rende eterno quell’istante in cui l’eroina riflette su ciò che si appresta a fare; e questa riflessione la si vede dallo sguardo che non ha quella scintilla d’odio che brilla negli occhi della Giuditta di Artemisia Gentileschi, ne tantomeno la serenità di un’altra famosa Giuditta, quella di Botticelli, che se ne va con la spada in mano a cose già fatte senza neanche uno schizzo di sangue. La Giuditta di Donatello è diversa, ha un volto imperscrutabile, oltre che una nota mascolina, forse un po’ contratto nell’atto di pensare, quasi stesse soppesando il suo gesto prima di compierlo.
Il movimento del gruppo è a spirale, reso essenzialmente dall’avvinghiarsi dei due corpi al centro, e per questo si può affermare che in questa sede Donatello sviluppa una delle tematiche fondamentali del futuro Romanticismo: amore e morte.

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