lunedì 10 giugno 2013

Arte, Lo Spiritista Romantico William Blake

di Claudia Pellegrini

ARTE, LO SPIRITISTA ROMANTICO WILLIAM BLAKE - William Blake (1757-1827) fu un personaggio molto particolare, definito da molti pazzo e visionario. I suoi quadri riproducono divinità, demoni e scene che diceva essere appartenenti alla vita nell’aldilà, della quale aveva avuto personalmente visioni. Aveva sostenuto per tutta la vita di essere costantemente guidato da misteriosi messaggeri celesti. Raccontava che il primo contatto avuto col mondo degli spiriti risaliva a quando aveva quattro anni, occasione in cui disse di aver visto addirittura Dio; una seconda visione arrivò dopo alcuni anni, quando vide anche un angelo luminoso. In occasione della morte del fratello raccontò di averne visto l’anima staccarsi dal corpo e battere le mani per la gioia. Non fece mai mistero di avere queste visioni che si susseguirono per tutta la durata della vita. Fu anche poeta, ed aveva una visione generale della religione decisamente diversa da quella generale: era infatti convinto che l’idea del peccato era solo un modo per intrappolare gli individui e legarne i desideri. Dunque, costringere gli uomini a sottostare ad un rigido codice morale era contrario allo spirito stesso della vita, e tutto ciò non era religione, la religione era ben altro. Nonostante fosse considerato un personaggio decisamente bizzarro, le sue opere ebbero grande riscontro, sia i quadri ma anche poesie intense e profonde.
Aveva manifestato sin da giovinetto uno spiccato talento per l’arte, infatti aveva presto iniziato a frequentare lo studio dell’incisore James Basire, dove cominciò a realizzare delle incisioni rappresentanti rovine classiche. Nel 1778 si iscrive alla Royal Academy, e due anni dopo espone anche un acquerello. Quando nel 1789 pubblicò i Canti dell’Innocenza, ne incise all’acquaforte parole e illustrazioni, e non solo, eseguì anche più di cinquecento decorazioni all’acquerello per Le Notti di Young. Illustrò anche alcuni episodi dei Racconti di Canterbury di Chaucer. Nel 1818 il pittore John Linnell gli chiese di illustrare il Libro di Giobbe e la Divina Commedia: Blake preparò un centinaio di disegni, molti dei quali rimasero però solo abbozzati.
Da sempre è risultato difficile inquadrarlo in un qualsiasi schema o appartenenza ad un movimento d’arte; la sua fu un’arte complessa, frutto dell’incontro e dell’unione di diverse componenti. Trovò infatti stimoli nell’antichità, nel Rinascimento, nel Manierismo, ma anche nella lettura religiosa, filosofica e mistica. Molto attratto dal Neogotico, fu sensibile agli stimoli del clima culturale dell’epoca, in cui si intrecciavano il mito classico settecentesco ed i primi fermenti romantici. Le illustrazioni delle proprie opere poetiche furono realizzate utilizzando tecniche di incisione e stampa molto innovative; testo e illustrazioni, per Blake, erano intimamente fusi, e dovevano essere parte di un unico progetto espressivo che lui studiava in modo preciso e maniacale. Nacque così la tecnica dell’acquaforte a rilievo, un procedimento che implica la scrittura del testo su lastra di rame con pennelli intinti in una sostanza bituminosa e resistente all’acido. Questo metodo permetteva infatti di porre sulla stessa lastra testo e immagini, proprio come gli antichi manoscritti miniati. La lastra così trattata veniva posta in un bagno acido, il quale corrodeva il rame non protetto, realizzando così una lastra adatta a stampe miniate. Questo metodo fu anche chiamato incisione inversa. Blake preferì battezzarlo stampa miniata.
Per lungo tempo è stato considerato il precursore del Romanticismo pittorico inglese, ma recentemente si è delineata una diversa interpretazione della sua produzione, che ha spinto non solo a rileggere la produzione poetica, ma anche a vedere nelle sue incisioni aspetti simbolici ed allegorici che rimandano all’influenza che ebbero su di lui le varie correnti esoteriche occidentali.

“L’immaginazione non è uno stato mentale: è l’essenza stessa dell’esistenza umana”. W.B.

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