giovedì 23 maggio 2013

Arte, Enea, Anchise e Ascanio: Bernini rivisita Virgilio per Scipione Borghese

di Claudia Pellegrini

ARTE, ENEA ANCHISE E ASCANIO: BERNINI RIVISITA VIRGILIO PER SCIPIONE BORGHESE - Il gruppo Enea, Anchise e Ascanio è la prima delle quattro spettacolari, ed innovative sculture in marmo di Bernini riunite fin da principio nella villa fuori Porta Pinciana appartenente a Scipione Caffarelli Borghese. Costui, grazie alle influenze politiche del tempo, al suo essere cardinal nepote, ed alle immense ricchezze di cui disponeva, aveva assunto lo stile di vita di un piccolo monarca. Da una parte si può affermare che all’epoca Bernini fosse un semplice prodotto del nepotismo papale, ma dall’altra è evidente che questo fenomeno non abbia intaccato la qualità della sua arte. Del gruppo marmoreo in questione sappiamo la data di realizzazione, il 1619; per quanto riguarda l’attribuzione è stata avanzata, per molto tempo, l’ipotesi che Gian Lorenzo avesse lavorato in collaborazione con suo padre, il quale sappiamo che era anch’esso un’artista molto apprezzato, ma grazie alla scoperta di alcuni documenti d’archivio, il gruppo ora è attribuito esclusivamente all’allora ventunenne Gian Lorenzo.
La scelta di un tema tratto da Virgilio, il più grande poeta dell’antichità classica, la cui poesia era stata paragonata alla pittura, la particolare difficoltà di riuscire a rendere nel medium di un blocco di marmo, adatto alla rappresentazione della simultaneità, la descrizione poetica della fuga da Troia che in realtà è articolata in diversi episodi, indica che il committente aveva in mente un paragone tra la scultura moderna e la poesia antica, un “ut poesis sculptura”.
Il compito di rappresentare tre figure maschili di età diversa, in fuga, e una delle quali, oltretutto, è portata da un’altra, toccava un’intera serie di problemi nella prassi scultorea. Virgilio non si era espresso inequivocabilmente su come Enea avesse portato Anchise sulle spalle; su questo infatti si fonda la molteplicità delle tradizioni rappresentative. L’Enea di Bernini, con il busto piegato sotto il peso di Anchise e che nell’incedere trasferisce il peso dalla gamba destra alla sinistra, è il paradigma tridimensionale e reale di una simile figura, e per questo un pezzo di bravura di elevatissima difficoltà statica e tecnica.
Un altro problema era costituito dalla rappresentazione adeguata delle tre età dell’uomo nell’aspetto fisico, nella posizione del corpo, nell’ethos e nella mimica di ciascuna figura. La difficoltà della già problematica rappresentazione viene aumentata dal fatto che le figure sono nude, il che è giustificato solo in parte dalla probabilità storica delle circostanze della fuga; ma del resto è proprio la licenza di fingere concessa all’arte che costituisce una notevole corrispondenza con Virgilio, il quale aveva mescolato verità storiche ed invenzioni poetiche. Il modo in cui Bernini ha reso le tre età dell’uomo rimanda ad un celebre passo del Trattato di Leonardo, nel quale la varietà viene esemplificata attraverso le differenti epidermidi caratteristiche delle tre età dell’uomo: la pelle morbida e rosata del bambino, quella tesa a rivestire i muscoli dell’uomo adulto e, quella avvizzita e rugosa del vegliardo.
Fin dal principio, alla scultura è collegato il momento rappresentativo del cardinal nepote, che la collocò in un luogo praticamente pubblico, nella parte aperta ai visitatori del Casino della sua villa suburbana. Infatti, la scultura, al di là delle tre figure, rappresenta l’origine dell’impero universale romano, il trasferimento dell’imperium da Troia a Roma. Uno dei primi significati da attribuire alla scultura è sicuramente quello teologico-storico, nel senso dell’ideologia della Roma papale e della funzione di Roma all’interno del pensiero cristiano. La partenza di Enea che fugge da Troia approda nel Lazio, qui egli darà origine al popolo romano, qui partirà l’imperium sine fine della chiesa, che succederà all’impero romano andando a estendersi su tutta la terra. Dunque Enea sarebbe l’antenato della Chiesa e del Papato.
Che il gruppo di Bernini, nelle intenzioni del committente dovesse personificare il luogo comune dell’idea cristiana e papale di Roma è mostrato dalla marcata sottolineatura dei “pignora imperii” tenuti in mano dai protagonisti. Essi derivano in parte dal testo dell’Eneide, in parte sono il risultato di combinazioni da antiquario erudito. Al piccolo Julo Ascanio, chiamato a fondare la gens julia ed a regnare nel Lazio, è posto in mano il più importante “pignus imperii”, il fuoco eterno di Vesta. Il vecchio Anchise invece porta il cosiddetto “keramos troikos” con le ossa degli avi, e con sopra le statuette dei Penati troiani.
Il senso morale della rappresentazione antitetica tra padre e figlio, giovinezza e vecchiaia, poteva essere considerato non solo da un punto di vista interno alla famiglia, ma anche dal punto di vista politico: come simbolo dell’unione tra il vigore della giovinezza e la saggezza della vecchiaia, fra le parole ed i fatti, in breve come un simbolo del buon governo. L’immagine, in questo caso riferita al papa ed al suo nipote, può quindi diventare un simbolo del ruolo del cardinal nepote. Inoltre, il gruppo di Bernini allude anche al nome proprio di Scipione Borghese: infatti in latino scipio significa “il bastone al quale ci si appoggia”.
Su come il gruppo fu recepito dai contemporanei al momento della sua collocazione nel Casino Borghese, possiamo solo azzardare delle ipotesi: l’ambiente ideale per la ricezione della statua fu sicuramente la situazione semipubblica della ristretta cerchia di personaggi che circondava il Borghese, accompagnati forse dalla lettura dei versi di Virgilio, si poté esperire l’Enea storico, che aveva portato il vegliardo Anchise, come archetipo, l’attuale cardinal nepote, che sosteneva il papa, come prototipo, e la scultura stessa come ectipo.
Oggi la statua è collocata alla Galleria Borghese, ed il suo messaggio cifrato, connesso al potere papale ed al suo sub sistema, il nepotismo, appartiene ad un lontano passato.

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