martedì 23 aprile 2013

Arte, istantanea da un mat​rimonio: Ritratto de​i coniugi Arnolfini​

di Claudia Pellegrini

Leggendo un libro ambientato nel periodo del Rinascimento fiorentino (Il Patto dei Penitenti Grigi – Augustín B. Palatchi), mi sono imbattuta nella consuetudine dell’epoca di commissionare agli artisti quadri che raffiguravano le nozze di personaggi illustri, un’usanza che possiamo considerare come l’antenata delle foto e dei video odierni.
Queste opere, oltre ad avere un intento di buon augurio, nascondevano significati simbolici, religiosi e non, che invitavano i destinatari a seguire la via della virtù secondo l’insegnamento della comune morale e della fede cristiana.
Il dipinto più famoso di questa categoria è probabilmente il Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck, conservato alla National Gallery di Londra, che riproduce i due sposi nella cornice intima della camera nuziale. I soggetti sono Giovanni Arnolfini, un ricco mercante di stoffe originario di Lucca che si era stabilito per affari a Bruges, e sua moglie Giovanna Cenami.
Ovviamente l’ambientazione scelta dall’artista, e molti tra i particolari inseriti nel ritratto, nascondono un significato simbolico che all’epoca non era di difficile interpretazione. Ciò che salta subito all’occhio è l’ambientazione, la camera da letto, con il particolare del talamo sullo sfondo, a simboleggiare ovviamente la sacra unione benedetta con il sacramento del matrimonio. La sposa è ritratta con una mano posata sul ventre, che non sta ad indicare una gravidanza in corso, come si potrebbe erroneamente pensare (soprattutto perché le pieghe del vestito formano un rigonfiamento), ma bensì una sorta di promessa di fertilità.
Lo specchio che si vede appeso sopra il letto è lo speculum sine macula, un chiaro simbolo mariano, che rappresenta la verginità di Maria, quindi quella della sposa. In primo piano si vede un cagnolino, inteso in questo caso come impegno di fedeltà tra i due coniugi. Sul davanzale della finestra ci sono delle arance; nei paesi nordici questi frutti hanno lo stesso significato simbolico della mela, dunque del Peccato Originale, ed in questo frangente sono inseriti come monito per gli sposi a fuggire i comportamenti peccaminosi.
Ci sono anche degli zoccoli nell’angolo a sinistra, indicano che i promessi sposi sono scalzi poiché si accingono a percorrere un territorio sacro, quello del matrimonio. Si può anche notare che il lampadario a sei bracci ha una sola candela accesa a simboleggiare il matrimonio stesso. Inoltre su di un mobile si nota che è appesa una verga, questo oggetto si può riferire sia alla verginità (Virgo – virga), ma anche alla tradizione più popolare e pagana di simbolo fallico, dunque di fertilità, questa volta dello sposo.
Vicino allo specchio è appeso un rosario, un regalo piuttosto comune per l’epoca che lo sposo faceva a sua moglie; in questo frangente suggerisce la virtù della donna, il suo obbligo di essere fedele. È particolare anche la testiera del letto, sulla quale è intagliata una figura femminile con ai piedi un dragone; probabilmente si tratta di una rappresentazione di Santa Margherita, patrona delle partorienti,  il cui simbolo è appunto il drago.
Ritornando allo specchio, è interessante l’iscrizione che si nota sopra di esso, e che recita “Johannes De Eyck fuit hic 1432” (Jan Van Eyck fu qui 1432); questa iscrizione non è semplicemente la firma dell’autore, ma una vera e propria testimonianza della promessa di matrimonio dei due, che all’epoca poteva avere validità legale. Inoltre va ricordato che lo specchio, riflettendo tutta la scena, mostra, oltre ai due personaggi principali del dipinto, gli sposi Arnolfini, anche due figure sconosciute che, con molta probabilità, hanno la funzione di testimoni. La curiosità sta nel fatto che uno dei due potrebbe essere lo stesso Van Eyck, testimone due volte. A questo punto la domanda è lecita: sarà anche stato invitato al banchetto?

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