martedì 14 maggio 2013

Science center, Dall'Italia alla Turchia: "vietato non toccare"

di Serena Sgroi
SCIENCE CENTER, DA ITALIA A TURCHIA, "VIETATO NON TOCCARE"-

"Vietato non toccare". Ecco la regola che fa la differenza tra un museo e uno science center. Mentre l'Italia piange ancora il la Città della Scienza napoletana, distrutta dalle fiamme lo scorso 4 marzo, in Turchia parte un progetto ambizioso. L'idea base è quella di dare uno science center a ogni provincia (per un totale di 81). L'obiettivo finale è quello di stimolare la popolazione turca ad approfondire le proprie conoscenze attraverso la possibilità di prendere parte a esperimenti ed esercitazioni, toccando dunque con mano cioè che tradizionalmente si ritrova scritto sui libri di scuola. Questo nuovo modo di concepire la diffusione della cultura scientifica potrebbe, nel giro di pochi anni, trasformare la Turchia in un Paese più moderno. Una comunicazione scientifica innovativa potrebbe costituire il trampolino di lancio per la società turca verso un'industrializzazione sempre maggiore e un incremento nel campo della ricerca. In Italia è tutto un po' più complicato; basti pensare che sono soltanto cinque gli science center dislocati nello stivale che, sulla scia del trend moderno, allestiscono mostre e spazi parzialmente o totalmente interattivi per coinvolgere attivamente i visitatori che, ovviamente, non essendo più semplici osservatori sono stimolati e invogliati ad agire e interagire per sperimentare in prima persona. Mentre all'ingresso di molti musei talvolta si osserva il divieto di mettere le mani sugli oggetti esposti e quello di fare foto e filmati, le istruzioni per l'uso all'ingresso di uno science centre potrebbero essere (al contrario) "vietato non toccare" o anche "provare per credere": si impara divertendosi e spesso sono i grandi a entusiasmarsi più dei bambini. La Città della Scienza di Napoli, fortemente voluta da Vittorio Silvestini e dalla Fondazione Idis, non ha certo avuto vita facile dal 1996 (anno della sua inaugurazione e apertura al pubblico) fino a quel drammatico 4 marzo 2013.  Nonostante la sua realizzazione costituisse un patrimonio culturale e scientifico di inestimabile valore, nonostante sia stato il primo museo scientifico interattivo italiano, innumerevoli sono state le difficoltà economiche per i lavoratori, i quali (pur non avendo mai spesso di svolgere le loro attività) per mesi non hanno percepito lo stipendio. 

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