domenica 5 maggio 2013

Arte, La Cappella Medicea

di Claudia Pellegrini

ARTE, LA CAPPELLA MEDICEA - Tra il 1520 e il 1534 Michelangelo si occupò dei lavori della cappella Medicea in San Lorenzo. Sono anni travagliati sia per quanto riguarda la storia personale dell’artista, sia per la politica dell’Italia. L’attività in San Lorenzo venne interrotta nel 1527, anno del Sacco di Roma e della cacciata dei Medici da Firenze; Michelangelo si pose al servizio della neonata repubblica e partecipò ai vari progetti di fortificazione della città. Nel 1530 invece i Medici rientrano a Firenze, così Michelangelo può finalmente riprendere il lavoro alla cappella, che verrà nuovamente interrotto definitivamente dalla sua partenza per Roma.
La cappella Medicea, nata in mezzo ad avvenimenti tanto contrastanti, resta comunque un’opera innovativa, e le novità tecniche michelangiolesche furono percepite anche dai contemporanei, come ad esempio il Vasari. Le innovazioni introdotte interessano soprattutto la struttura della cappella, le pareti infatti vengono tripartite anche verticalmente, frapponendo un piano tra l’ordine principale e la cupola, su ispirazione di quella che era l’architettura dell’antica Roma. Un elemento assolutamente nuovo è dato dalle edicole che poggiano sulle otto porte d’ingresso della cappella.
Il problema della relazione tra architettura della cappella e scultura dei monumenti funerari di casa Medici venne brillantemente risolto da Michelangelo con la disposizione di questi ultimi a parete, cioè incassandoli nei comparti centrali, adottando membrature in marmo bianco che davano l’idea del distacco dal resto della cappella, coerente con quella che era la tradizione del monumento funerario a parete.
Le tombe di Lorenzo il Magnifico e del fratello Giuliano non furono mai eseguite, mentre le sepolture dei duchi Giuliano di Nemours e Lorenzo di Urbino, con la cui morte si interruppe la discendenza diretta di Cosimo il Vecchio, furono collocate lungo le pareti laterali della cappella. Le statue, che rappresentano i due esponenti della famiglia Medici precocemente scomparsi, si fronteggiano in posizione elevata, poste in due nicchie incassate al centro di ciascun monumento. Si tratta di effigi idealizzate, non di veri e propri ritratti. I due duchi infatti sono presentati in vesti di capitani militari con antiche armature e sbarbati.
Il trionfo della famiglia Medici sul tempo è rappresentato, per entrambi i personaggi, dalle allegorie delle quattro parti del giorno: Aurora, Giorno, Crepuscolo, Notte; sono adagiate a coppie sui sarcofagi posti davanti a ciascun monumento. Queste statue sembrano scivolare dai sarcofagi, tormentate e malinconiche, rivelando una plasticità simile a quella dell’architettura circostante. Iconograficamente si possono identificare con quelle figure di antichi dei fluviali, ma sono un’invenzione totalmente nuova, ricche di tensione spirituale.
Per capire meglio la novità di queste sculture, bisogna tener conto che Michelangelo ha fatto in modo che le opere fossero presentate non più in modo frontale e statico, ma in maniera dinamica, così da essere più fruibili all’interno della cappella; non a caso i duchi sono rivolti al centro spirituale della cappella: la statua della Vergine col Bambino. Dunque si potrebbe affermare che per Michelangelo, le immagini della gloria terrena, cioè i duchi, e quelle del tempo, cioè le parti del giorno, quest’ultime percorse da un’evidente inquietudine, tendono a placarsi in una eterna armonia spirituale, platonica e cristiana.

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