giovedì 16 maggio 2013

Arte, il museo Pietro Canonica a Roma


di Michela Gabrielli

ARTE, MUSEO PIETRA CANONICA ROMA - Pietro Canonica nasce  a Moncalieri nel 1869, frequenta l’Accademia Albertina di Torino in un’Italia  che ha da poco raggiunto l’unità  e si trova impegnata nel difficile compito di costruire l’identità degli Italiani. In questo ambiente si forma il senso estetico dello scultore, custode attento ed entusiasta della tradizione artistica italiana. Partecipa alle più importanti esposizioni nazionali ed internazionali: Parigi, Venezia, Londra, Berlino, Roma, Bruxelles e Pietroburgo. Accademico di San Luca  e di numerose accademie italiane  e straniere, nel 1929 viene nominato Accademico d’Italia e nel 1950 Senatore a vita.  Si afferma negli ambienti dell’alta aristocrazia e viene chiamato presso tutte le corti d’Europa per commissionargli opere celebrative, ma soprattutto busti e ritratti. Da Buckingham Palace alla corte degli Zar, innumerevoli sono i volti artistici  che vedono espressa nel marmo la loro più segreta interiorità. La prima guerra mondiale cancella questo mondo che costituiva per l’artista un punto di riferimento oltre che il suo principale committente, ed egli si dedica soprattutto alle grandi composizioni monumentali e celebrative. In molte piazze italiane la memoria dei soldati caduti nella grande guerra si onora con un’opera di Pietro Canonica.
Nel 1922 l’artista si stabilisce a Roma e ottiene dal Comune l’uso della “Fortezzuola2, nella splendida cornice di Piazza di Siena, dove l’artista vive e lavora fino alla morte nel 1959. Canonica come scultore, egli stesso affermerà è “Quello di studiare il vero nella forma più pura, concentrando in essa il massimo del sentimento” ed è con queste parole che Canonica dichiarava la sua predilezione per un’arte capace di idealizzare e allo stesso tempo esprimere i moti più segreti dell’animo. Nelle sue sculture compendia la misura e l’equilibrio dell’arte classica, i raffinati moduli del quattrocento fiorentino, la levigata perfezione del neoclassicismo, e le inquietudini romantiche e il sentimento ottocentesco.  Dotato di un’assoluta padronanza della tecnica e una grande abilità  e rapidità nel lavorare  la materia, riceve commissioni da parte di tutta l’aristocrazia europea, entusiasta del suo gusto raffinato.
Ma erano gli anni delle avanguardie storiche e l’arte “classica” di questo artista le attraversa restando fedele a se stesso e alla fiducia nel “bello”. Il Museo Pietro Canonica ha sede in un caratteristico edificio di Villa Borghese, denominato, come si è già accennato: “Fortezzuola”, per la sua particolare struttura che evoca un castelletto turrito di ispirazione medievale. L’edificio, un semplice casale rustico, tipico  della campagna romana, probabilmente già esisteva all’epoca dell’acquisto della vigna Capranica da parte del cardinal Scipione Borghese e segue le fasi di trasformazione della villa dai primi interventi seicenteschi a quelli di Asprucci e Canina tra il Settecento e l’Ottocento. Nel 1903 Villa Borghese divenne proprietà del Comune di Roma; la Fortezzuola fu purtroppo semidistrutta da un incendio nel 1919. Nel 1927 L’Amministrazione Comunale le diede una nuova destinazione, concedendola in uso per abitazione e studio allo scultore Pietro Canonica . In base alla convenzione stipulata, lo scultore si impegnava, in cambio  dell’uso gratuito dell’edificio,  alla donazione delle sue opere, destinate a costituire  il primo nucleo di un Museo  a lui dedicato.
Alla sua morte, nel 1959, la moglie Maria Assunta Riggio fu nominata curatrice del Museo ed ottenne il privilegio di continuare a d abitare nell’appartamento Il Museo, costituito dalle sette sale fu inaugurato nel 1961. L’appartamento privato, dove la moglie vi abitò sino alla morte avvenuta nel 1987, restò come l’artista l’aveva lasciato e divenne parte integrate del Museo venendo a costituire, con l’atelier e il museo delle opere, un esempio unico di casa di artista  e di casa museo, un  unicum ricco non solo di opere d’arte, ma anche di memorie di vita e di affetti. Nel 1927. Pietro Canonica era un artista già famoso. Era consuetudine tra gli artisti di successo, negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, costituire un proprio Museo, aprendo al pubblico i luoghi propri  della dimensione privata e creativa, come la casa e l’atelier. In questa tipologia rientra pienamente la Casa Museo di Pietro Canonica nella quale, accanto agli ambienti più intimi, grande rilievo fu dato agli spazi di rappresentanza, ampliati, fino a diventare “espositivi”. Canonica morì nel 1959e, fedele alle proprie radici accademiche, ci ha lasciato un luogo dove la dimensione privata , creativa e divulgativa si compenetrano e si offrono ai visitatori nel suggestivo incanto naturale e artistico di Villa Borghese.  La Collezione delle sue opere , costituita da marmi originali, repliche, bronzi, modelli e bozzetti costituisce un itinerario completo dell’evoluzione artistica e allo stesso tempo riveste grande interesse da un punto di vista didattico per la conoscenza dei processi creativi ed esecutivi della scultura. La collezione fu riordinata da Carlo Pietrangeli nel 1961 secondo un principio tematico: opere religiose, opere allegoriche, monumenti celebrativi, monumenti funerari e ritratti, lasciando al proprio posto solo le grandi sculture. L’appartamento privato, dove Maria Assunta Riggio abitò sino alla morte restò come l’artista lo aveva lasciato e divenne parte integrante del Museo. In questo ambito grande importanza riveste la collezione privata dell’artista, costituita principalmente da opere di pittori piemontesi suoi amici come: Enrico Gamba, Vittorio Cavalleri e Giovan Battista Quadrone e da pregevoli arredi e oggetti d’arte, spesso doni di importanti e potenti committenti, di notevole interesse storico e documentario.
L’appartamento privato, l’atelier e le sale espositive vengono così a costituire un unicum di opere d’arte, come si diceva, di arredi, e di memorie di vita e di affetti che hanno accompagnato la lunga e operosa vita del Maestro e che costituiscono un’ulteriore testimonianza del suo eclettico percorso artistico. E, tanto per ricordare alcune delle opere dello scultore, possiamo menzionare: L’Orfanella, modello per monumento funerario in bronzo Bongiovanni (1891) e Guilzoni (1897), gesso patinato., Monumento allo Zar Alessandro II di Russia, modello per il basamento in bronzo del 1915 , gesso (1912-1914). Nicola II Zar di Russia Calco dell’opera in marmo del 1906, disperso (1910) gesso patinato. Santa Barbara  , Monumento dell’Artiglieria , modello per un particolare del monumento in marmo e bronzo (Torino) 1930, gesso patinato a bronzo. Madonna degli Italiani , marmo da frammento antico, 1926. Molti altri monumenti per la Russia e gli Zar . La Presa di Smirne  Monumento a Kemar Ataturk  , modello per il basamento per il monumento in bronzo e granito (Smirne), 1932, gesso patinato a bronzo. Monumento a Simon Bolivar Replica del modello (1934) per il monumento in bronzo e granito a Roma, 1954, gesso patinato a bronzo. Studio per la testa del Crocefisso in marmo patinato del 1897 (Torino, Chiesa del sacro Cuore di Maria , distrutto nel 1944), 1897, gesso patinato a bronzo
Cristo flagellato replica dell’opera in marmo del monumento funerario per la Famiglia Falletti del 1896 (Cimitero di Torino) 1920, a marmo. Seguono altre Crocifissioni. Inoltre alcuni ritratti tra cui quello di Vittorio Emanuele III, di Margherita di Savoia, di Victoria d’Inghilterra, calco dell’opera in marmo (1903) gesso patinato a bronzo. Di Edoardo VII, re di Inghilterra, e di Benedetto XV, studio per un particolare del monumento in marmo e bronzo del 1928 (Roma, Basilica di S. Pietro, 1924), gesso patinato a bronzo. Tra gli esponenti storici più famosi si ritrovano anche: Amedeo Duca D’Aosta, calco dell’opera in marmo del 1900, Sorrento, collez. privata 1903, gesso patinato.  Luigi Einaudi, modello per l’opera in bronzo del 1950 (Torino, Fondaz. Einaudi, 1948) gesso patinato a bronzo. Guglielmo Marconi, calco dell’opera in marmo del 1930, 1938, gesso patinato a bronzo. Sidney Sonnino, modello per l’opera in marmo del 1923, (Roma, Palazzo Montecitorio), 1920, gesso patinato a bronzo. E Vittorio Scialoja 1933, bronzo.
Tutte le opere di Canonica sono pervase da vero e proprio classicismo e bellezza monumentale si direbbe e la sua migliore qualità è stata quella di aver saputo coniugare proprio l’arcaico con il moderno, si potrebbe così dire e affermare.

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