mercoledì 17 aprile 2013

Arte, Modigliani: l’ultimo dei pittori maledetti

di Neraida Rustja


ARTE, MODIGLIANI ULTIMO PITTORI MALEDETTI - A Milano, il Palazzo Reale presenta con grande successo, dal 21/02/2013 al 08/09/2013, più di 120 capolavori realizzati da Amedeo Modigliani e dagli artisti che  dipinsero a Parigi agli inizi del ‘900. 

La concezione della pittura di Amedeo Clemente Modigliani è basata sul disegno lineare, la purezza arcaica della sua scultura e la vita romantica e tribolata di miseria e malanni. Queste caratteristiche fanno di lui una personalità eccezionale nel quadro dell'arte moderna. 

Costretto spesso in casa per via della salute (cadde più volte malato di polmonite, che infine si convertirà in tubercolosi), Modigliani sin da piccolo mostrò una grande passione per il disegno, riempiendo pagine e pagine di ritratti  e schizzi. Durante un violento attacco della malattia, riuscì a strappare alla madre la promessa di poter andare a lavorare nello studio di Guglielmo Micheli, uno dei migliori allievi del Fattori e uno dei pittori più in vista di Livorno, da cui apprenderà le prime nozioni pittoriche, e dove conoscerà, nel 1898, il grande Giovanni Fattori, dal quale sarà influenzato e sempre più spinto verso il mondo dell’arte . 
Modigliani è famoso per il suo lavoro rapido: si dice completasse un ritratto in una o due sedute. Una volta terminati, non ritoccava mai i suoi dipinti. Eppure, tutti coloro che avevano posato per lui dissero che essere ritratti da Modigliani era come farsi "spogliare l'anima". All'inizio la sua pittura è caratterizzata da pennellate nervose e acuminate, un'eredità dell'interesse per Klimt e Toulouse-Lautrec (L'ebrea, 1908 ca). La scoperta di Cézanne introduce mutamenti importanti, sia sul piano della composizione, che su quello coloristico e della tecnica pittorica. 
     
Dopo un breve soggiorno italiano, nel 1909 Modigliani si stabilì definitivamente a Montparnasse. È il momento della scoperta della scultura negra e della forza espressiva e ritmica della linea, su impulso di  Brancusi. Da blocchi di pietra sono infatti ricavate tutte le sculture di Modigliani, che appaiono antiche, quasi egizie, piatte  e vagamente ricordanti delle  maschere  consistenti. 
    
Ventiquattro teste femminili quasi tutte caratterizzate dalle superfici in parte lasciate allo stato grezzo  sulle quali si incidono i dati fisionomici: nasi che, come osservò l'amico Zadkine, «scorrono simili a frecce verso la bocca», gli occhi ovoidali privi di pupille e dalle palpebre serrate sotto le perfette arcate sopracciliari quasi a raccogliere un insondabile mistero, bocche increspate , e colli allungati.  
Arte  che però nel giro di poco tempo fu destinata ad essere abbandonata  a causa delle polveri generate dalle sculture: cosa che degenerò  la sua tubercolosi.  

Così l'artista ritornò all'antica passione per il ritratto. Amici, colleghi, donne, amanti, semplici modelle: tutti gli sfilarono davanti, e lui li ritrae  alla sua maniera. All’interno della vasta collezione di quadri  troviamo  Elvire au col blanc  (Elvire à la collerette)  del 1917-18 e Fillette en robe jaune (Portrait de jeune femme à la collerette) del 1917: due quadri importanti dell’artista che vengono entrambi caratterizzati da volti femminili stilizzati su lunghi colli affusolati. 
Fillette en robe jaune
I dubbi e le debolezze dell’uomo, quel suo amore tenero e malinconico nella partecipazione alle gioie e ai dolori, trovano sfogo stilistico in immagini di figure dai volti ben definiti e riconoscibili con occhi a mandorla, teste inclinate, spalle spioventi, a volte “segretezza “delle mani abbozzate e colli di cigno.

Dal 1917 Modigliani sforna una serie incredibile di ritratti contenente il nudo femminile, cosa che comincia ad interessarlo.  La serie consiste in una trentina di tele. Raffigurano nudi femminili sdraiati o a mezzo busto, seduti o accovacciati. È un grande ciclo che viene esposto per la prima volta in una mostra alla Galerie Berthe Weil.Nel corso dell'inaugurazione, avvenuta il 3 Dicembre 1917, la mostra viene chiusa per l'accusa di oscenità.
Modigliani dipinge altre figure in posizione eretta nel corso del 1918 e qualche altro nudo disteso nel 1919, tra cui il Grande nudo disteso. 

L’artista livornese amava dipingere le donne, tanto che la figura femminile è stata una costante nei suoi dipinti: forme snelle, colli lunghissimi che diffondono in loro una sensualità profonda, un’eleganza anomala ed una severità pungente. I loro occhi, la forma del viso allungata, quasi irreale, le fanno apparire donne forti, decise e austere e allo stesso tempo delicate e fragili. Il nudo non era certo una novità in pittura, ma quelli di Modigliani suscitarono scandalo, forse a causa del taglio della rappresentazione di questo soggetto che contribuisce ad allontanare l'idea di una modella messa accuratamente in posa, avvicinando per contro quest'immagine alla realtà intima di una donna nuda su un letto. Ed è proprio nei nudi che l'arte di Modigliani giunge all'apice, non si tratta solo della solita bellezza dosata di un certo sensualismo animale: l'artista ha trasfuso in essi il suo godimento estetico e come un mistico prega davanti all'ignoto, così Modigliani lo fa davanti alla donna che venera; questo suo amore per il corpo e la sensibilità femminile gli hanno regalato la nomea di  "pittore delle donne”.

Nudo addormentato con le braccia aperte
(Nudo rosso) 
1917 olio su tela
Amedeo Modigliani è un artista che affascina il grande pubblico. L'alcool, la miseria, la vita da bohême, una morte prematura per malattia: tutti gli ingredienti per incarnare alla perfezione l'idea dell'artista "maledetto". E poi uno stile artistico inequivocabile, assolutamente caratteristico: gli occhi monocromi e spenti, i famosi "colli lunghi", i contorni sinuosi dei suoi personaggi.
Muore il 24 gennaio 1920 di meningite tubercolare all'ospedale della Caritè di Parigi.

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