domenica 28 aprile 2013

Arte, i cubisti al Vittoriano a Roma


di Michela Gabrielli

ARTE, CUBISTI VITTORIANO - Fino al 23 giugno a Roma, al Complesso del Vittoriano si ospita la Mostra sul Cubismo  e i nomi degli innumerevoli Cubisti che hanno visto capitanare quasi tutto l’inizio del Novecento soprattutto in Europa.  Proprio dalla Mostra si evince che chi per primo abbia detto: Cubismo fu probabilmente Apollinaire; certo è che fu lui a scrivere sui Cubisti il primo opuscolo illustrandolo coi loro quadri. La rassegna si apre con una Natura Morta di Diego Rivera, del 1915, dove le forme sono spezzate e i piani sovrapposti; questa l’intenzione del pittore messicano. Segue, tra gli altri quadri, la Composizione II di Pablo Picasso, del 1919-1922, dove nell’arte sono messi in gioco la forma, gli oggetti, le persone, e le figure si spezzano e, come si è testè accennato, si sovrappongono.  Proseguendo nel cammino troviamo Max Weber, in una New York in cui, vengono definiti in linea retta e curvilineamente gli edifici della città.  Si può affermare che sia Derain che Braque divennero scolari di Picasso, circa sei mesi dopo che Picasso conobbe Matisse. E in questo frattempo quest’ultimo rivelò a Picasso la scultura negra, da cui attinse il Movimento. Se davvero sia stato Matisse a coinvolgere l’amico nell’interesse per L’Art nègre è argomento controverso ma fondamentalmente irrilevante. Ciò che importa è che quei modelli si innestano sulle sue riflessioni a proposito della sintesi geometrica e dell’arte spagnola primitiva e sul rapporto non prospettico tra figura e spazio definito sempre da intarsi geometrici.
Nel novembre 1908 Braque  espone in una galleria parigina. E fu lui stesso a definire così il loro rapporto con la nuova arte: “Noi andiamo verso l’oggetto”. E fu lo stesso Apollinaire a definire così il legame col Cubismo di Braque, affermando cioè che: “Egli è divenuto creatore attingendo dal suo intimo gli elementi dei motivi sintetici che rappresenta. Non è più debitore in nulla di ciò che l’attornia. Il suo spirito ha volontariamente provocato il crepuscolo della realtà  ed ecco che una rinascita universale viene elaborandosi plasticamente in lui e fuori di lui.”.  I grandi nudi e soprattutto i paesaggi dell’Estaque, dipinti tra il 1907-1908 sono semplificazioni geometriche affidate tanto al modello cèzanniano quanto alla lezione recente di Picasso. Le geometrie semplici e deformanti rispetto alla realtà visibile , le tacche di materia pittorica intense, la riduzione dello spettro cromatico a pochi toni severi tutto indica che un nuovo modo di concepirre la pittura sta incubando, molti si trovarono a dichiarare. È così che soggetti ricorrenti, addirittura strumenti musicali e quelli di tutti i giorni, come: giornali, bicchieri, tazze, ecc…riempiono lo spazio  “nuovo” , trattato in ampie zone con tecniche diverse.
Piccole macchie, trattini, sfumature del chiaro e dello scuro si intersecano a formare una nuova dimensione pittorica e poi anche scultorea. Lo vediamo nel Volto allungato di Severini, ad esempio. Nella Mostra si incontrano anche opere di Legèr che aderisce al Cubismo dopo Picasso e Braque, nel 1910; inizialmente le sue opere sono ben definite, ma poi si fanno più complesse rispetto anche agli altri due autori.  Fu Louis Vauxcelles a coniare il termine nella Mostra in “Gil Bas” “Braque – egli scrive – riduce tutto, luoghi, figure e case a schemi geometrici, a cubi”. Testimonierà lo stesso Braque: “Ciò che mi ha molto attratto è stata la materializzazione di questa nuova spazialità che sentivo . Per ciò che riguarda il colore non era che il  suo valore in quanto luce a preoccuparci. Luce e spazio sono le due cose che si toccano. La frammentazione mi è servita a stabilire l’estensione delle superfici e il loro movimento. I Fauves erano la luce, il Cubismo è lo Spazio.” Da quel momento il passaggio a forme di rappresentazione che riducono la visione a una architettura serrata di piani che si intersecano e che vogliono significare la totalità della presenza delle cose, sono nella dimensione dello spazio e in quella del tempo.
Dal canto loro, isolati, labert Gleizes e Jean Metzinger  iniziano una serie di esperienze e riflessioni teoriche che nel 1912 confluiranno nel saggio: De Cubisme, scrivendo: “Il Cubismo, in effetti, oltrepassa l’oggetto esteriore per avvilupparlo e impadronirsene meglio. Guardare il modello non basta più, è necessario che il pittore se lo rappresenti. Egli lo trasporta in uno spazio spirituale e plastico insieme, a proposito del quale non è per nulla fuori luogo parlare di quarta dimensione.” Dal canto suo spiegherà, anni dopo, Kahnweiler, il gallerista del gruppo: “ È necessario non dimenticare un fatto fondamentale: la pittura è una forma di scrittura; è una scrittura creatrice di segni. Una figura di donna su una tela non è una donna: sono solo segni, e un insieme di segni che io leggo come donna. L’iniziativa di costituire un vero e proprio Movimeto è assunta invece dagli artisti della Ruche ai quali si aggiunge un’ulteriore aggregazione che si forma intorno ai fratelli Duchamp e Villon.  Oltre ai Duchamp, al gruppo appartengono: Robert Delaunay, Albert Gleizes, Frantisek, Kupka, F. Lèger e J. Metzinger.
Sono i Cubisti de la Ruche e di Puteaux a farsi movimento e ad assumersi il compito di polemizzare con l’aggressività dei futuristi Italiani. Solo Delaunay, temendo, come Picasso e Braque di essere confuso con i compagni di via, non espone: tuttavia il suo lavoro sul dinamismo cromatico e sulla percezione simultanea delle forme colorate, il più direttamente implicato con le ricerche futuriste, è in questo momento, una via alla quale molti stanno guardando. Pablo Picasso sostenne che: “quando inventammo il Cubismo, lo facemmo senza intenzione; volemmo soltanto esprimere quello che avevamo dentro.” Durante la Mostra sono davanti ai nostri occhi opere come: Bicchiere di Assenzio di Braque, o Nudo (1909) di Picasso, o ancora: Il Violinista (1912) di Braque, così come opere di Hartley, Weber,  Feininger, Villon e Marchand.  E notiamo che il Cubismo lasciò impronte sul Vorticismo in Inghilterra, il Costruttivismo in Russia, Il Neoplasticismo nei Paesi Bassi e l’Espressionismo Astratto negli Stati Uniti, con il Tachisme in Europa.
Assistiamo anche al Design del Bloomsbury Group che nasce  sotto un intenso gruppo di artisti, poeti, critici e scrittori che abitano nello stesso quartiere londinese e vivono secondo principi opposti alla cultura Vittoriana.  Sono dette in Europa: Arti decorative in contrasto con le arti pure e alte. La guerra del 1914 scompagina il panorama della pittura parigina: Braque, Lèger, Gleizes, Metzinger e villon partono per il fronte; Duchamp e Picabia si spostano negli USA, Picasso si isola in una ricerca che lo porterà, nel 1917, a un classicismo rinnovato e all’avvio di quello che J. Cocteau chiamerà: “rappel a l’ordre”. La lezione cubista germina in territori espressivi diversi. Le Corbusier nel 1918, teorizzerà assieme ad altri: “ Nonostante le loro teorie i Cubisti hanno semplicemente dipinto quadri come tappeti, con elementi tratti dalla natura e dissociati. Questa è una cosa che si è sempre fatta. L’uso di elementi dissociati, persino della figura umana, utilizzati per le loro qualità plastiche, formali, coloristiche o lineari non è nuovo, i micenei, gli orientali e i neri se ne sono sempre serviti in questo senso.  Il Cubismo non ha fatto altro che rimettere in auge nella pittura un antichissimo sistema, il più antico di tutti, l’estetica ornamentale.
E di estetica in tal senso si parla anche nell’Arte Simultanea fondata sui colori e sul Movimento che tale idea scaturisce dalla musica di Poulenc e Strawinskj, così come dalla creazione di tessuti ed abiti, oltre alla pittura. Robert e Sonia Delaunay sottolineano e creano un abbinamento di colori e materiali inconsueti negli abiti. Questi lavori riemergono anche nei loro “Libri Neri”  in cui sono presenti annotazioni di tessuti e lavorazioni  particolarmente colorate , ricordate con precisione e rigore. Nel 1925 , nasce la loro Boutique Simultaneè sul ponte Alexandre III che è un’attrattiva dell’Exposition Internationale des Artes decoratives. Vi sono: cappotti, giacche, sciarpe e scarpe, borse che vengono apprezzate e richieste dal milieu intellettuale parigino. Tutto questo è stato ed è ancora il Cubismo, ma, molto di più di quell’”accozzaglia” di colori e movimenti su carta che parrebbe stimolare l’occhio, e questa mostra ci rivela quanto abbia appreso dalle correnti tutte, proprio come il Futurismo in Letteratura, quest’arte che ha fagocitato una piccolissima parte del Novecento.



Nessun commento:

Posta un commento