giovedì 6 giugno 2013

Archeologia, Il Meccanismo di Antikithera Minaccia di Riscrivere la Storia

di Claudia Pellegrini

ARCHEOLOGIA, MECCANISMO DI ANTIKITHERA MINACCIA DI RISCRIVERE LA STORIA - Nel 1900 un gruppo di pescatori di ritorno al proprio paese, fu sorpreso da una tempesta a largo delle coste della Tunisia; furono costretti così a cercare rifugio in una piccola isoletta rocciosa chiamata Antikythera, situata a Sud del Peloponneso, tra l’isola di Cerigo e Creta. Una volta tornata la calma, i pescatori decisero di tuffarsi alla ricerca di spugne; uno di loro risalì in superficie terrorizzato, dicendo di aver visto delle donne morte sul fondo. Accorsi anche i suoi compagni, si resero conto che avevano scoperto un relitto, con statue di bronzo e marmo risalenti a tempi molto antichi. In seguito questo incredibile tesoro fu traslato al Museo Archeologico Nazionale di Atene. Ma oltre alle statue c’era dell’altro: un oggetto che a prima vista sembrò talmente insignificante da essere stato dimenticato per anni nei sotterranei del museo.
Ma qualche anno dopo un archeologo comprese l’importanza dello strano strumento che sembrava un complesso meccanismo a orologeria. Ma come era possibile? I primi orologi erano stati costruiti nel Medioevo. Per questo motivo accorsero esperti da tutto il mondo per studiare il reperto, ed eventualmente riscrivere la storia.
Il primo studioso che se ne occupò fu lo scienziato Derek J. De Solla, il quale da subito ne evidenziò l’utilizzo astronomico già nel 1974. Nonostante ciò c’erano diversi aspetti che non erano ancora ben chiari. Negli anni 80 Michael Wright, del Museo delle Scienze di Londra si recò ad Atene per studiare il reperto, sottoporlo ai raggi x e ricostruirlo in modo tale da inserire quelle parti mancanti che potevano far chiarezza sul reale utilizzo dell’oggetto.
Attualmente, grazie a questi preziosi studi, e soprattutto grazie alla ricostruzione, i ricercatori hanno un’idea più chiara su cosa sia effettivamente questo strano congegno; potrebbe infatti trattarsi di un meccanismo ad orologeria, con la funzione di un vero e proprio computer, utilizzato per registrare tutto ciò che si doveva sapere sul cielo. Un ingranaggio molto complicato dunque, le cui lancette seguivano la velocità del moto del sole e dei pianeti che, come sappiamo, a volte rallentano o accelerano nelle loro orbite attorno al sole. Inoltre, un quadrante mostrava la posizione della luna, mentre un altro le fasi lunari; l’anello dello zodiaco interno mostrava la posizione del sole, quello esterno i giorni dell’anno. E non finisce qui, perché è stato dimostrato che una delle lancette compie il giro una volta ogni quattro anni, offrendo così la frequenza dei giochi sportivi dell’antica Grecia; il quadrante posteriore è legato alle eclissi lunari e solari, contrassegnando i mesi interessati da questi fenomeni con dei simboli.
Su YouTube è possibile visionare addirittura un filmato (Virtual Reconstruction of the Antikythera Mechanism) che ripropone e simula sia le parti meccaniche con cui è stata realizzata la macchina di Antikythera, ma anche il suo funzionamento grazie ad un’accurata riproduzione digitale dell’oggetto. Gli interessati così possono apprezzare meglio l’incredibile complessità del congegno. Per chi volesse invece vederla dal vivo, la macchina di Antikythera è conservata al Museo Nazionale di Archeologia di Atene, uno dei più importanti musei mondiali.
Il primo pensiero che possiamo formulare davanti ad un oggetto simile è che dobbiamo rivedere completamente le comuni convinzioni riguardo la tecnologia dell’antichità, in particolare quella dei  Greci. Un meccanismo così sofisticato come faceva a trovarsi su una nave che viaggiava più di un secolo prima di Cristo? Ma soprattutto, se l’uomo era in grado di progettare e costruire un simile congegno, perché non ne sono stati ritrovati altri simili? Può essere questa la prova che la meccanica durante l’epoca greco-romana fosse pari a quella del mondo moderno? Gli studiosi ancora si interrogano e probabilmente non saranno mai in grado di fornire delle risposte.

Nessun commento:

Posta un commento