giovedì 16 maggio 2013

Arte, La Gioconda: storia e misteri

di Neraida Rustja

ARTE, MISTERO LA GIOCONDA - Il dipinto più celebre del mondo, nonché l’opera d’arte più famosa in assoluto risale al 1503-1514 ed è un dipinto del pittore, ingegnere e scienziato italiano Leonardo da Vinci.
L’opera rappresenta la figura realmente esistita di Lisa Gherardini moglie di Francesco del Giocondo: ricco mercante di seta che poi diventò Priore della Repubblica fiorentina.

Tutto iniziò il 5 Marzo del 1503 quando la famiglia Del Giocondo comprò una casa posta tra Castellina in Chianti e San Donato in Poggio. Per festeggiare la nascita di loro figlio Andrea e per l’acquisto della casa Francesco consegnò una commissione a Leonardo da Vinci: dipingere i ritratto di sua moglie. Monna Lisa è un diminutivo di Madonna che oggi avrebbe lo stesso significato di Signora e si chiamò anche Gioconda appunto per il cognome del marito Del Giocondo.
Quest’opera tanto idolatrata e amata ha ispirato tantissime critiche e dubbi per quanto riguarda la sua vera identità dalla storiografia artistica. Alcuni dubbi provengono dalla descrizione di Vasari che parla della peluria delle sopracciglia magnificamente dipinta e l’esaltazione delle fossette sulle guance, quando invece la Gioconda non ha le sopracciglia e nemmeno le fossette esaltate. Altre identificazioni proposte è quella di Caterina Sforza, figlia di Galeazzo Sforza che era il Duca di Milano. Caterina era una donna ammirata da tutta Europa che si distinse già in giovane età per le azioni coraggiose e temerarie che mise in atto per proteggere i propri onori e possedimenti quando i suoi Stati vennero coinvolti negli antagonismi politici. Ancora, recente, è la probabilità che la ragazza dallo sguardo ironico e sensuale sia Isabella d´Aragona, duchessa di Milano nell'anno 1489. C’è chi dice che sia proprio il ritratto di Leonardo da Vinci o che sia la rappresentazione di Salaì: un uomo che secondo Sophie Herfort (ricercatrice francese) si trattava dell’amante segreto di Leonardo e sua musa ispiratrice. Secondo la sua ipotesi Da Vinci comprò il ragazzo (che aveva dieci anni) per pochi fiorini perché affascinato dalla sua particolare bellezza androgina che incarnava tratti femminili e maschili insieme allo stesso tempo.
Insomma la vera identità ancora oggi rimane un mistero e molto probabilmente non sapremmo mai la verità poiché spesso queste ricerche portano alla luce fatti non direttamente collegati all’oggetto. La risposta più concreta è che Leonardo sia partito col ritrarre una nobildonna a noi finora sconosciuta. Nel 1506 alcuni fonti ci informano che l’opera non era del tutto finita nonostante Da Vinci insistesse a modificarla e ad aggiungere ulteriori dettagli, cosa che suscita una inspiegabile ossessione.

Nel 1516 lo stesso Leonardo da Vinci portò la Gioconda in Francia dove in seguito venne acquistata da Francesco l. Più tardi Luigi XIV fece trasferire il ritratto a Versailles dove dopo la Rivoluzione francese venne sposato al Louvre, luogo in cui è conservato tuttora.

Tra il 20 e il 21 Agosto del 1911 Vincenzo Peruggia, un ex impiegato del Louvre, convinto che il dipinto appartenesse all’Italia dato che Da Vinci era di origini Italiane, rubò il dipinto più famoso del mondo portandolo sotto il capotto, a piedi nella sua pensione di Parigi che custodì per ventotto mesi, per poi trasportarla nel suo paese d’origine Luino con l’intenzione di regalarlo all’Italia ritenendo, erroneamente, che l’opera fosse stata rubata durante le spoliazioni napoleoniche. Nel 1913 Peruggia si recò a Firenze per rivendere il ritratto per pochi spiccioli per poi rivolgersi all’antiquariato Alfredo Geri al quale chiese 500.00 lire per la restituzione del quadro. Il ladro “mentalmente minorato” venne arrestato e condannato a un anno e quindici giorni di prigione. La sua difesa si basò sul patriottismo e suscitò simpatia. Egli stesso dichiarò di aver passato due anni romantici con la Gioconda appesa sul suo tavolo di cucina.
Oggi la Gioconda si trova a Louvre di Parigi, dietro un vetro di sicurezza resistente a vari tipi di esplosivi e qualsiasi agente corrosivo per evitare il deterioramento causato dai numerosi flash che colpiscono l’opera. Ciò l'ha protetta anche dal lancio di una tazza con cui una visitatrice russa cercò di colpirla nel 2009. Questo vetro infrangibile è a temperatura e umidità costanti.
Descrizione
Il dipinto ha come figura principale una donna seduta a mezza figura, girata a sinistra ma con il volto ruotato verso lo spettatore. Le mani incrociate sono messe in primo piano mentre sullo sfondo si apre un vasto paesaggio fluviale. Indossa una veste scollata, secondo l’epoca, con un ricamo lungo il petto che è diverso da quello delle maniche. Indossa anche un velo trasparente che tiene fermi i capelli sciolti. Caratteristica principale è la straordinaria naturalezza del personaggio e l’armonia con lo sfondo.
Una caratteristica interessante del dipinto è che non è uniforme: la parte sinistra è posta più in basso rispetto a quella destra, cosa che alcuni critici ritengono un dettaglio successivamente aggiunto. Molti esperti ritengono che lo sfondo non sia casualmente dipinto: secondo alcuni critici il paesaggio è un punto preciso della Toscana cioè là dove l'Arno supera le campagne di Arezzo e riceve le acque della Val di Chiana. Altri ritengono invece che i suoi paesaggi non siano aretini ma prealpini o come altre ipotesi in cui si pensa che lo sfondo potrebbe assomigliare al Lago di Iseo.

In conclusione come disse Charles de Tolnay (storico dell’arte ungherese): Leonardo ha creato con la Gioconda una formula nuova, più monumentale e al tempo stesso più animata, più concreta, e tuttavia più poetica di quella dei suoi predecessori. Prima di lui, nei ritratti manca il mistero; gli artisti non hanno raffigurato che forme esteriori senza l'anima o, quando hanno caratterizzato l'anima stessa, essa cercava di giungere allo spettatore mediante gesti, oggetti simbolici, scritte. Solo nella Gioconda emana un enigma: l'anima è presente ma inaccessibile.


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