STORIA, E SUCCESSO OGGI: 1815 TROPPI ERRORI A WATERLOO - Pochi eventi come la battaglia di Waterloo hanno cambiato le sorti della
storia. È il fatto d’armi più conosciuto al mondo, l’evento che determinò il
tramonto dell’impero napoleonico, la fine di un’epopea che per vent’anni aveva
fatto tremare i troni di molti sovrani, ma si era anche adoperata a diffondere
le idee di uguaglianza e libertà nate in seguito alla Rivoluzione Francese. Oggi, ma anche successivamente all’evento, il
termine Waterloo è inteso proverbialmente come sconfitta totale, perché questo
fu, una tremenda e sconvolgente sconfitta di un uomo che era già entrato a far
parte del mito.
Nel marzo 1815 Napoleone sfuggì al suo esilio all’isola d’Elba per fare ritorno in
Francia e riconquistare il trono, cogliendo di sorpresa tutta l’Europa riunita
nel Congresso di Vienna. Dopo lo sconcerto iniziale i nemici dell’imperatore
reagirono, mentre Napoleone radunava la sua Grande Armeè in tutta
fretta per batterli sul tempo. Il 16 giugno l’esercito inglese era stato
costretto a ritirarsi, insieme a quello prussiano: le cose si mettevano
piuttosto bene. Ma il giorno seguente l’abile stratega corso commise una serie
di errori che la storia certo non si aspettava da lui. Infatti, contrariamente
a ciò che aveva fatto in passato, non inseguì gli eserciti in ritirata per
neutralizzarli definitivamente, ma temporeggiò misteriosamente. E non solo, la
sera che precedette Waterloo, alcuni reparti francesi, invece di prepararsi ad
uno scontro che sapevano decisivo, si permisero di bivaccare indisturbati
all’osteria: evidentemente Napoleone non li controllò come era sovente fare. La
mattina del 18, all’alba, le truppe francesi videro all’orizzonte lo
schieramento dei nemici, dopo che aveva smesso di piovere.
Napoleone in mattinata non inviò
indicazioni precise alle truppe, rimase sul vago per troppo tempo, tempo prezioso
che poteva costargli caro. Oltretutto la zona in cui si apprestavano ad agire
era un susseguirsi di colli e forre, per cui la visibilità era scarsa, ancora
di più per la pioggia che era caduta fino al mattino. L’artiglieria rimbalzava
dietro ai colli dove si erano posizionati i nemici, l’unico modo per colpirli
era tirare alla cieca ma con scarsi risultati, ma, data la mollezza del terreno
bagnato, le palle di cannone affondavano. E proprio a causa della complessità
del terreno, Napoleone dovette optare per una strategia più semplice del
solito, e questo gli fu fatale.
Le truppe furono schierate in una
formazione chiusa, troppo compatta, un facile bersaglio per i tiri
d’artiglieria, infatti si persero molti uomini, troppi. Il perché di tutto
questo è ignoto. Una brigata di corazzieri fu inviata a caricare il centro
dello schieramento nemico che, per qualche attimo, sembrò tentennare, ma fu un
grosso errore poiché si sprecarono le unità migliori della cavalleria francese.
Oltretutto alcuni reggimenti partirono alla carica senza averne ricevuto
ordine, generando un caos imperdonabile: troppi uomini e cavalli in un
appezzamento di terreno relativamente piccolo. A questo punto urgevano altre
truppe, ma Napoleone preferì tenere ciò che gli rimaneva per il momento in cui
sarebbero comparsi i prussiani, cosa che avvenne nel pomeriggio; agendo in
questo modo però perse una buona occasione per sferrare un colpo che poteva
rivelarsi decisivo.
Un altro errore ci fu quando, in vista
dei prussiani, Napoleone ordinò a 12 battaglioni della Guardia di Mezzo di attaccare la linea nemica, ma inspiegabilmente,
costoro cambiarono direzione spostandosi a lato del nemico, addirittura i
ranghi si scompagnarono diventando incontrollabili. Fu l’inizio della fine:
dopo lunghi minuti sotto le scariche di fucileria che li dimezzarono, alcuni
dei veterani si misero in fuga, i loro commilitoni li scambiarono per
appartenenti alla Vecchia Guardia,
ritenuta invincibile, così iniziarono a gridare “La Guardia indietreggia”.
L’esercito così si disintegrò.
In seguito gli eventi della storia
produssero i frutti che ben conosciamo. Ciò che ci è sconosciuto invece è che
cosa sarebbe successo se Napoleone avesse avuto maggior fortuna. Era il più
grande condottiero di tutti i tempi, e per un giorno, su quel terreno bagnato
che affondava fino alle ginocchia, ebbe in mano non solo il proprio destino ma
anche le sorti dell’Europa: entrambi gli sfuggirono.
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