ARTE, ENEA ANCHISE E ASCANIO: BERNINI RIVISITA VIRGILIO PER SCIPIONE BORGHESE - Il gruppo Enea, Anchise e Ascanio è la prima delle quattro spettacolari, ed
innovative sculture in marmo di Bernini riunite fin da principio nella villa
fuori Porta Pinciana appartenente a Scipione
Caffarelli Borghese. Costui, grazie
alle influenze politiche del tempo, al suo essere cardinal nepote, ed alle immense ricchezze di cui disponeva, aveva
assunto lo stile di vita di un piccolo monarca. Da una parte si può affermare che
all’epoca Bernini fosse un semplice prodotto del nepotismo papale, ma
dall’altra è evidente che questo fenomeno non abbia intaccato la qualità della
sua arte. Del gruppo marmoreo in questione sappiamo la data di realizzazione,
il 1619; per quanto riguarda l’attribuzione è stata avanzata, per molto tempo,
l’ipotesi che Gian Lorenzo avesse lavorato in collaborazione con suo padre, il
quale sappiamo che era anch’esso un’artista molto apprezzato, ma grazie alla
scoperta di alcuni documenti d’archivio, il gruppo ora è attribuito
esclusivamente all’allora ventunenne Gian Lorenzo.
La scelta di un tema tratto da Virgilio, il più grande poeta
dell’antichità classica, la cui poesia era stata paragonata alla pittura, la
particolare difficoltà di riuscire a rendere nel medium di un blocco di marmo, adatto alla rappresentazione della
simultaneità, la descrizione poetica della fuga
da Troia che in realtà è articolata in diversi episodi, indica che il
committente aveva in mente un paragone tra la scultura moderna e la poesia
antica, un “ut poesis sculptura”.
Il compito di rappresentare tre figure
maschili di età diversa, in fuga, e una delle quali, oltretutto, è portata da
un’altra, toccava un’intera serie di problemi nella prassi scultorea. Virgilio
non si era espresso inequivocabilmente su come Enea avesse portato Anchise
sulle spalle; su questo infatti si fonda la molteplicità delle tradizioni
rappresentative. L’Enea di Bernini, con il busto piegato sotto il peso di
Anchise e che nell’incedere trasferisce il peso dalla gamba destra alla
sinistra, è il paradigma tridimensionale e reale di una simile figura, e per
questo un pezzo di bravura di elevatissima difficoltà statica e tecnica.
Un altro problema era costituito dalla
rappresentazione adeguata delle tre età dell’uomo nell’aspetto fisico, nella
posizione del corpo, nell’ethos e nella mimica di ciascuna figura. La
difficoltà della già problematica rappresentazione viene aumentata dal fatto
che le figure sono nude, il che è giustificato solo in parte dalla probabilità
storica delle circostanze della fuga; ma del resto è proprio la licenza di
fingere concessa all’arte che costituisce una notevole corrispondenza con
Virgilio, il quale aveva mescolato verità storiche ed invenzioni poetiche. Il
modo in cui Bernini ha reso le tre età dell’uomo rimanda ad un celebre passo
del Trattato di Leonardo, nel quale la varietà viene esemplificata attraverso le
differenti epidermidi caratteristiche delle tre età dell’uomo: la pelle morbida
e rosata del bambino, quella tesa a rivestire i muscoli dell’uomo adulto e,
quella avvizzita e rugosa del vegliardo.
Fin dal principio, alla scultura è
collegato il momento rappresentativo del cardinal nepote, che la collocò in un
luogo praticamente pubblico, nella parte aperta ai visitatori del Casino della
sua villa suburbana. Infatti, la scultura, al di là delle tre figure,
rappresenta l’origine dell’impero universale romano, il trasferimento
dell’imperium da Troia a Roma. Uno dei primi significati da attribuire alla
scultura è sicuramente quello teologico-storico, nel senso dell’ideologia della
Roma papale e della funzione di Roma all’interno del pensiero cristiano. La
partenza di Enea che fugge da Troia approda nel Lazio, qui egli darà origine al
popolo romano, qui partirà l’imperium
sine fine della chiesa, che succederà all’impero romano andando a
estendersi su tutta la terra. Dunque Enea sarebbe l’antenato della Chiesa e del
Papato.
Che il gruppo di Bernini, nelle
intenzioni del committente dovesse personificare il luogo comune dell’idea
cristiana e papale di Roma è mostrato dalla marcata sottolineatura dei “pignora imperii” tenuti in mano dai
protagonisti. Essi derivano in parte dal testo dell’Eneide, in parte sono il
risultato di combinazioni da antiquario erudito. Al piccolo Julo Ascanio,
chiamato a fondare la gens julia ed
a regnare nel Lazio, è posto in mano il più importante “pignus imperii”, il fuoco
eterno di Vesta. Il vecchio Anchise invece porta il cosiddetto “keramos troikos” con le ossa degli avi,
e con sopra le statuette dei Penati
troiani.
Il senso morale della rappresentazione
antitetica tra padre e figlio, giovinezza e vecchiaia, poteva essere
considerato non solo da un punto di vista interno alla famiglia, ma anche dal
punto di vista politico: come simbolo dell’unione tra il vigore della
giovinezza e la saggezza della vecchiaia, fra le parole ed i fatti, in breve
come un simbolo del buon governo. L’immagine, in questo caso riferita al papa
ed al suo nipote, può quindi diventare un simbolo del ruolo del cardinal
nepote. Inoltre, il gruppo di Bernini allude anche al nome proprio di Scipione
Borghese: infatti in latino scipio
significa “il bastone al quale ci si appoggia”.
Su come il gruppo fu recepito dai
contemporanei al momento della sua collocazione nel Casino Borghese, possiamo
solo azzardare delle ipotesi: l’ambiente ideale per la ricezione della statua
fu sicuramente la situazione semipubblica della ristretta cerchia di personaggi
che circondava il Borghese, accompagnati forse dalla lettura dei versi di
Virgilio, si poté esperire l’Enea storico, che aveva portato il vegliardo
Anchise, come archetipo, l’attuale
cardinal nepote, che sosteneva il papa, come prototipo, e la scultura stessa come ectipo.
Oggi la statua è collocata alla Galleria Borghese, ed il suo messaggio
cifrato, connesso al potere papale ed al suo sub sistema, il nepotismo,
appartiene ad un lontano passato.
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