ARTE, IL MISTERO DELLA TELA PIU GRANDE DEL MONDO - Nella Basilica di San Pietro a Perugia sono conservate diverse opere di Antonio Vassilacchi. Il pittore in
questione si era formato alla scuola di Paolo Veronese e Tintoretto. Tra il
1591 ed il 1611, gli furono
commissionate dall’abate Giacomo di San
Felice di Salò dieci tele riguardanti episodi della vita di Cristo con
riferimenti al Vecchio Testamento; furono poi collocate, cinque per parte, ai
lati della navata centrale della basilica. Indubbiamente sono tele di grande
pregio, ma c’è un altro quadro, stranamente poco conosciuto e bistrattato dalla
storia dell’arte che merita interesse per la singolarità di ciò che mostra: si
tratta de Il Trionfo dell’Ordine dei
Benedettini, un’enorme tela che, la più grande al mondo, che occupa tutta
la parte superiore della parete di ingresso interna della chiesa.
La tela raffigura Santi, Papi,
Cardinali, Vescovi, Abati e vari fondatori di Ordini correlati, e tutti insieme
contornano San Benedetto da Norcia.
Le figure sono realizzate più grandi del naturale, e questo è indice di
maestosità. Sappiamo che il soggetto fu imposto al pittore, ma quel che
possiamo solo immaginare, è che il Vassilacchi creò un effetto degno delle
moderne tecniche digitali.
Se si osserva la tela verso l’altare
maggiore, tutte le figure messe insieme nel quadro ne formano una sola, e più
ci si allontana, più è facile notarla. In particolare, se si concentra
l’attenzione sulla figura di San Benedetto e sui due squarci di cielo dove
all’interno sono posti il sole e la luna, si nota chiaramente una figura
piuttosto inquietante, demoniaca: San Benedetto è il naso ed i suddetti squarci
di cielo sono gli occhi, San Pietro e San Paolo agli estremi sono le orecchie
ed i due ciuffi centrali sono le corna. Affascinante davvero. Inoltre, per chi
cercasse le zanne, basta guardare i benedettini dipinti di spalle. La bocca
fortunatamente o sfortunatamente manca.
Vassilacchi ha fatto risaltare ancora di
più il misterioso personaggio con posture e colori, tanto che, una volta
individuata la figura demoniaca, non si nota più altro, tutti quei papi,
vescovi, monaci, scompaiono davanti all’enormità del demone. Oltretutto il
dipinto, era a uso e consumo esclusivo del sacerdote, infatti il popolo gli
dava le spalle durante la messa.
Appurato che la figura c’è, ed è reale,
ci si chiede perché si trovi all’interno di una tela da esibire in una chiesa.
Per vendetta verso il committente? Per criticare la corruzione della Chiesa
dell’epoca? È difficile che un’evidenza del genere sia sfuggita alla morsa
dell’Inquisizione, eppure la tela è ancora tra noi. Di Vassilacchi non si sa
moltissimo, e forse sarebbe utile indagare sulla sua vita per poter capire il
mistero di questa tela. Sappiamo che era nato nell’isola greca di Milos, e già da bambino si era
trasferito a Venezia, dove la famiglia italianizzò il nome, ma in genere veniva
chiamato da tutti l’Aliense, ovvero lo straniero. Oltretutto era molto
richiesto dai committenti religiosi e dal governo della Serenissima, poiché era
un artista serio e particolarmente mansueto; ebbe persino due figlie suore.
Tutto questo accresce ancora di più il mistero della figura diabolica che fa
capolino dall’enorme tela.
Resta il fatto che è lì, sopra la porta
d’uscita, una porta che, se la guardiamo bene da lontano, insieme al quadro,
sembra proprio la bocca del demone. Chissà, forse voleva avvisare i fedeli che,
una volta usciti dalle sacre mura della chiesa, si entrava inevitabilmente tra
le fauci del peccato.
Nessun commento:
Posta un commento