venerdì 14 giugno 2013

Storia, è Successo Oggi: 1789 I Superstiti del Bounty Raggiungono Timor

di Claudia Pellegrini

SORIA, E SUCCESSO OGGI: 1789 I SUPERSTITI DEL BOUNTY RAGGIUNGONO TIMOR - Il Vascello armato di Sua Maestà Bounty era un piccolo mercantile acquistato dalla Royal Navy per una missione botanica, fu inviato nell’Oceano Pacifico per acquistare alcuni esemplari dell’albero del pane e portarli nei possedimenti britannici delle Indie Orientali. La missione non venne mai portata a termine poiché alcuni dissapori tra il capitano William Bligh ed il suo luogotenente, Fletcher Christian, portarono alla rivolta di metà dell’equipaggio, rivolta che causò il celebre Ammutinamento del Bounty, il più famoso nella storia della marina britannica.
Il mercantile partì da Spithead a fine dicembre del 1787, intenzionato a raggiungere Tahiti doppiando Capo Horn. Questa rotta però fu impossibile da seguire a causa del cattivo tempo, così, dopo aver tentato per più di un mese di doppiare il capo, il capitano Bligh decise di invertire la rotta e dirigersi verso Tahiti navigando ad est. Durante il viaggio, a largo della Nuova Zelanda, incrociarono le isole Bounty, così il capitano decise di dare il loro nome al suo vascello. Sappiamo che durante la traversata perì un membro dell’equipaggio, non si sa bene per quale motivo, ma sicuramente la causa furono le cure inadeguate prestategli dal medico di bordo, il dottor Huggan, il quale era alcolizzato. Il viaggio fu lungo e difficile prima di raggiungere Tahiti, ma fortunatamente, una volta arrivati, riuscirono ad avere centinaia di piante. Tutto sembrava andare per il meglio, ufficiali e marinai fraternizzarono con gli indigeni del luogo, soprattutto con le donne che avevano costumi piuttosto liberi rispetto alle britanniche, prolungando la loro permanenza sul posto più del dovuto.
Si arrivò così all’aprile del 1789, quando la nave si accinse a compiere il viaggio di ritorno; ma qualcosa andò storto. Una parte dell’equipaggio, nonché alcuni ufficiali compreso Fletcher Christian, stanchi della vita di bordo e desiderosi di tornare dalle polinesiane che avevano da poco lasciato, si ammutinarono. Il capitano Bligh fu persino minacciato con una baionetta. Per quanto riguarda il ruolo del resto degli uomini di bordo, la storia è piuttosto incerta, non sappiamo infatti quanti con precisione si schierarono a favore degli ammutinati e quanti rimasero fedeli al capitano. Ma questo poco importa ai fini della storia, infatti l’ammutinamento continuò, Christian ed i suoi presero il comando della nave e misero lo sventurato comandante ed i suoi su una lancia e li abbandonarono in mare, mentre loro invertirono la rotta per tornare a Tahiti. Alcuni membri dell’equipaggio furono trattenuti sulla nave con la forza, e non solo perché la lancia non poteva imbarcare più di un certo numero di persone, ma anche per il fatto che, alcuni di loro, avevano competenze indispensabili per la navigazione.
Lungo la navigazione decisero di non andare subito a Tahiti ma di fondare una colonia sull’isola di Tubuai; solo in seguito raggiunsero la meta per imbarcare indigeni in modo che li aiutassero a costruire un fortino, al quale diedero il nome di Fort George. Ma ben presto le cose non si misero bene con la popolazione locale e decisero di andare via alla volta di Tahiti.
Il povero capitano Bligh invece, con pochi uomini, scarse razioni di cibo ed acqua, sprovvisto di carte nautiche, riuscì miracolosamente a raggiungere la colonia olandese di Timor il 14 giugno 1789: finalmente erano salvi dopo diverse peripezie. Purtroppo alcuni degli uomini che lo accompagnavano morirono di febbri tropicali, ma lui, il vero protagonista di tutta questa faccenda, rientrò presto in Europa portando con se la notizia dell’ammutinamento, incurante di lasciare a Timor il resto dei suoi uomini: doveva necessariamente risolvere l’incresciosa faccenda prima possibile. In Inghilterra si aprì un’inchiesta, che lo assolse completamente da questa manchevolezza, infatti la necessità e l’urgenza di segnalare il grave fatto, lo giustificavano completamente agli occhi della legge in materia.
Ma che fine fecero gli ammutinati? A quanto dichiararono i superstiti, Christian non volle restare a Tahiti ma preferì ripartire con il Bounty e pochi uomini alla ricerca di un altro posto dove rifugiarsi, e si fermò sull’isola di Pitcairn, luogo ideale per nascondersi, infatti il posto era stato scoperto da poco e le sue coordinate erano errate sulle carte di navigazione. Diedero fuoco al Bounty e tentarono di fondare una comunità. Purtroppo col passare degli anni i rapporti con i Polinesiani finirono per guastarsi: gli inglesi li trattavano come schiavi, così i nativi finirono per ribellarsi e molti inglesi trovarono la morte, tra i quali Christian stesso. Gli altri, quelli rimasti a Tahiti, furono catturati e riportati in Inghilterra per essere processati e condannati. Molti anni dopo la marina britannica scoprì l’isola di Pitcairn, lì si trovò davanti una pacifica comunità retta da uno degli ammutinati che aveva persino convertito gli indigeni, per questo motivo fece finta di niente, e la faccenda cominciata circa vent’anni prima si concluse.
Resta comunque alla storia la vicenda del coraggioso capitano Bligh, il quale riuscì a salvarsi, raggiungendo Timor su una lancia scoperta, coprendo 3.618 miglia nautiche, ovvero ben 6.700 km, in soli 47 giorni: un record ancora imbattuto.

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