STORIA, E SUCCESSO OGGI: 1837 GOD SAVE THE QUEEN - Il 20 giugno del 1837, il re Guglielmo IV morì di una malattia al
fegato. Poiché non aveva figli, lasciò il trono alla nipote diciottenne Alexandrina Victoria, meglio conosciuta
dalla storia semplicemente con il nome di regina Vittoria, colei il cui regno
durò ben 63 anni, e viene tutt’ora definito comunemente “epoca vittoriana”, un periodo di grande espansione, grandi
cambiamenti sociali, economici e tecnologici nel Regno Unito.
La giovane Vittoria, appena ascesa al trono,
dovette far fronte a diversi problemi che infestavano il regno, come ad esempio
una insurrezione nel Canada ed alcuni problemi in Giamaica, dove si faticava a
rispettare le nuove leggi; riuscì con un cambio di governo a far fronte ai
problemi delle colonie, rivelandosi molto più abile di ciò che si pensava.
Contò molto sull’appoggio del marito, il principe Alberto di Sassonia Coburgo-Gotha, sposato nel 1840, nonostante
fosse piuttosto impopolare tra la società inglese che, a causa delle sue
origini tedesche ma anche della riservatezza, lo guardò sempre con molta
diffidenza; era comunemente noto come “Principe Consorte”, e non ottenne mai
dignità nobiliare pari alla moglie.
Come ogni monarca che si rispetti, anche
Vittoria dovette fare i conti con alcuni attentati rivolti alla sua persona,
uno nel 1840, mentre passeggiava in carrozza per le strade di Londra
accompagnata da suo marito, ed altri tre nel 1842. In tutti i casi gli
attentatori stranamente non furono condannati a pene troppo severe, questo incrementò
la popolarità della sovrana.
Grazie all’amore per l’Irlanda, il paese divenne una delle
prime località turistiche del regno, Vittoria stessa vi si recava di sovente, e
non solo, si dimostrò anche molto generosa con gli irlandesi quando, nel 1845,
l’isola fu colpita da una malattia delle patate che degenerò in carestia: la
regina si adoperò personalmente per organizzare delle donazioni ed operazioni
di carità. Ma nonostante questo, i ministri che seguirono le operazioni non
furono troppo in grado di far fronte al problema, ovviamente la colpa ricadde
su Vittoria, e ne oscurò la fama, almeno in Irlanda. La questione dell’isola
dunque versò in condizioni sfavorevoli, tanto che la regina non volle più
visitarla fino al 1900, quando vi si recò per chiamare personalmente gli
irlandesi alle armi in occasione della Guerra
Boera, nonostante i molti
oppositori.
Ritornando al principe Alberto, fu
l’organizzatore della prima Esposizione
Universale, tenutasi nel 1851. La mostra fu un successo inaspettato, tanto
che con i numerosi proventi si finanziò la costruzione del South Kensington Museum, in seguito chiamato Albert Museum.
Uno dei momenti più significativi fu
l’entrata in guerra del Regno Unito, nel 1854, in Crimea, dalla parte del regno Ottomano, contro la Russia. Corse
voce inizialmente che Vittoria avrebbe appoggiato lo zar, cosa non vera, e
questo ne determinò altra impopolarità, cresciuta oltretutto a guerra terminata
per il modo in cui aveva gestito la faccenda. Ma altri problemi erano in
dirittura d’arrivo: la guerra dell’oppio
del 1857 e la ribellione dei Sepoys
contro il controllo da parte della Compagnia
Britannica delle Indie Orientali. Ne conseguì che l’India fu messa sotto
controllo diretto della corona, e per l’occasione Vittoria fu anche incoronata Imperatrice d’India.
Nel 1861 divenne vedova. Il lutto per la
perdita dell’amato consorte ne devastò il morale, tanto da spingerla a uscire
raramente in pubblico, nonché indossare abiti neri, cosa che continuerà a fare
per il resto della vita, guadagnandosi il nomignolo di Widow of Windsor. Da questo momento in poi preferì trascorrere il
suo tempo nelle varie residenze di campagna, attorniata dalle persone più
fidate, condividendo con loro la passione per i cani, la botanica ed il ricamo.
Nonostante l’apparente tranquillità della sua vita, tormenti interiori le
rodevano l’anima, tanto che arrivò persino ad accusare della morte del marito
il suo stesso figlio, il Principe di
Galles Edoardo, nonché di relazione adulterina con una giovane cugina (
nella puritana Inghilterra vittoriana un vero e proprio scandalo). Si mormora
però che ebbe una relazione con un cameriere, tale John Brown, anche se la faccenda non è mai stata chiarita; quel che
sappiamo con certezza è che una volta deposta nella bara, dopo sua specifica
richiesta, le furono posti nelle mani rispettivamente il cappello di suo marito
ed i capelli del suddetto cameriere, e già questo potrebbe decisamente
accreditare certe voci.
Riemerse parzialmente dalla condizione
di vedova inconsolabile (consolata dal cameriere!) quando fu eletto primo ministro Disraeli, che riuscì a
coinvolgerla più attivamente nel governo. In questo periodo poi fu vittima di
un altro tentativo di attentato, peraltro, guarda caso, scongiurato dal fido
John Brown, il quale difese la sovrana dalla pistola dell’attentatore. Ma gli
attentati non si conclusero certo con quest’ultimo, infatti, nel 1882, un pazzo
scozzese tentò di nuovo l’impresa, fallita miseramente al pari delle altre.
Nel 1887 si festeggiarono sontuosamente
i 50 anni di regno, ormai la sua impopolarità era un lontano ricordo, tanto che
ormai, da quando era morto il suo cameriere, veniva additata come esempio di
moralità e virtù fino alla morte avvenuta nel 1901. La sua monarchia fu più
simbolica che politica, caratterizzò soprattutto la moralità e la famiglia.
Proprio riguardo la famiglia, la sua contribuì a legarsi, tramite matrimoni, a
tutte le famiglie regnanti d’Europa. Devono dunque averle cantato God save the Queen anche al di là delle
bianche scogliere di Dover.
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