di Serena Sgroi
La prossima settimana, dal 8 al 10 maggio gli esperti che interverranno alla diciassettesima International Space Conference parleranno del problema rifiuti nello spazio. Intanto l’Esa (l’Agenzia Spaziale Europea) lancia già l’allarme: “c’è troppa spazzatura spaziale”. Sono già oltre 19 mila gli oggetti che orbitano attorno al nostro pianeta; forse sono già troppi. Satelliti ormai in disuso e frammenti di essi che avvolgono la Terra, come uno sciame di api, potrebbero rappresentare un pericolo per il nostro Pianeta. Gli “space debris” (così vengono identificati dagli studiosi), o rottami che di si voglia, rappresentano un rischio su cui focalizzare l’attenzione e da non sottovalutare. Mentre in tutto il mondo già si studiano sistemi ad hoc di pulizia orbitale, la cosiddetta spazzatura spaziale che continua a circondare la Terra sembra poter minacciare le nostre attività spaziali. La criticità riguarda nello specifico, ovviamente, gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e i numerosi satelliti attualmente in uso (come quelli per le telecomunicazioni). A Roma si affronterà il tema discutendo anche la possibilità di attuare nel minor tempo possibile una “terapia d’urto” che anticipi eventuali accordi internazionali a lungo termine: si potrebbe programmare una graduale e progressiva riduzione dei rifiuti orbitanti, con azioni di rimozione periodiche almeno dei frammenti di maggiori dimensioni, prima che la situazione peggiori ulteriormente.
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