martedì 7 maggio 2013

Arte, alla scoperta del Graffitismo: da Kilroy ai writers di oggi

di Neraida Rustja
 
ARTE, SCOPERTA GRAFFITISMO - Si chiama Graffitismo, è diffuso in tutto il pianeta ed è la forma più diretta per esprimere non solo la propria creatività artistica ma soprattutto il proprio credere sull’opinione politica e sociale. Nonostante esso sia spesso considerato vandalismo e quindi punito, poiché numerosi Writer utilizzano come supporti espressivi mezzi pubblici o edifici di interesse storico, i murales contengono un forte componente di autoaffermazione: un fenomeno che prima di esso non si era manifestato nemmeno nelle opere artistiche più importanti della storia.
 
Origini
 
Le sue origini iniziano quasi negli anni quaranta quando dei soldati alleati ebbero l’abitudine di disegnare sui muri lo scarabocchio Kilroy (Kilroy was here): un pupazzo calvo con un naso prominente, sbircia sopra un muro aggrappato con entrambi le mani lasciando fuori il suo naso e metà del suo viso. Questo disegno fu poi diffuso prima in Gran Bretagna poi in Australia fino a diventare famoso in tutto il mondo non per quello che il disegno riporta ma per la varietà di luoghi dove appariva. La moda di Kilroy terminò negli anni cinquanta ma ancora oggi persone in tutto il mondo scarabocchiano il personaggio e la scritta “was here”.
 
Nei tardi anni sessanta nasce il graffitismo, inizia a Filadelfia sviluppandosi in seguito a New York negli anni settanta fino a raggiungere gli anni ottanta dove oramai era diventato un vero e proprio modo di vivere e di stile.
 
TAKI 183 e  Rammellzee iniziano per primi l’evoluzione dell'Aerosol-art (codice linguistico per evidenziare che in quel preciso disegno ci fosse stato l’uttilizzo della bomboletta spray) a New York mentre in Italia diventava famoso Carlo Torighelli  (detto C.T.) il quale operava spesso nel Parco Sempione. Questo nuovo fenomeno di espressione venne in seguito imitato anche da altri writers cosa che suscitò le prime represioni e campagne contro il graffitismo da parte dello stato.
 
L’indifferenza e la violenza dello stato nei confronti degli artisti della strada  non fu abbastanza per cancellare l’unica speranza che rimaneva ai giovani di farsi sentire, poter dimostrare al mondo che esistevano e che avevano un’opinione che valeva, cosa che portò all’evoluzione ed al miglioramento qualitativo del fenomeno fino ad ampliarsi e addirittura fino alla creazione di tanti altri stili (Street Art, Stencil Graffiti)  aggiungendo ulteriori sfondi più elaborati, colori e tematiche iniziando da quella politica fino ad arrivare a personaggi dal mondo dei cartoni animati.
 
In conclusione oggi nel panorama italiano non mancano alcuni comuni che hanno aperto le porte ai giovani artisti organizzando manifestazioni ed eventi  cedendo loro gli spazzi adatti per realizzare i loro disegni che in alcuni casi vengono considerati come vere e proprie opere d’arte.

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