ARTE, FUSIONE IN BRONZO E PERSEO - L’arte della fusione in bronzo aveva raggiunto in età classica un alto livello
di progresso, ma sfortunatamente era decaduta in età medioevale; nel corso del
400 e del 500 era tornata a rifiorire, raggiungendo livelli di produzione
paragonabili ai migliori artisti del Classicismo. Tuttavia, la ripresa di
alcune tecniche di fonderia nell’età di Donatello o Verrocchio, non si possono
giustificare solo con il recupero e la lettura dei testi classici, ma piuttosto
con l’esame diretto, probabilmente in occasione di restauri di reperti antichi.
Di questi reperti si studiavano soprattutto le parti interne, fonti
inesauribili di informazioni sulle tecniche di esecuzione.
Il 500 è dominato da due grandi figure
di “metallurgici”: l’italiano Vannoccio
Biringuccio ed il sassone Georgius
Agricola, i quali scrissero rispettivamente il De la Pirotechnia e il De Re
Metallica.
Biringuccio aveva osservato direttamente
la natura dei fenomeni, ed aveva operato e sperimentato in prima persona ciò
che in seguito scrisse. Nel suo trattato riferisce le regole generali della
ricerca dei minerali, descrive le principali miniere, i metodi di fusione dei
metalli ed i sistemi per separarli, la preparazione delle leghe; fornisce
inoltre dettagli sulla fusione in bronzo delle campane e di pezzi di
artiglieria, nonché i vari tipi di forni fusori. Oltre ad essere un esperto
teorico era anche un abile fonditore.
Agricola invece era un colto ed erudito
scrittore di arte mineraria e metallurgica; il suo trattato, scritto in latino
e impreziosito da circa trecento illustrazioni, è ancora oggi considerato uno
dei testi fondamentali per la metallurgia. La sua opera, ricca di informazioni
sull’arte mineraria, riporta anche alcune importanti innovazioni del tempo
nella siderurgia, mentre è appena accennata l’arte fusoria.
Dopo circa vent’anni dalla pubblicazione
del trattato di Biringuccio, Benvenuto
Cellini, orafo e scultore fiorentino, dedicò alcuni capitoli del suo
trattato Della Scultura, del 1568,
ed alcuni passi della sua autobiografia, al metodo della fusione a cera persa
per la statuaria, e in particolare per la sua opera più famosa: il Perseo. Fu realizzato tra il 1545 e il
1554. La fase preparatoria è testimoniata da due modelli, uno in cera, che si
può ammirare al Museo Nazionale del Bargello di Firenze, l’altro in bronzo
dorato, conservato sempre nello stesso luogo, che rappresentarono guide molto
utili per il lavoro dell’artista, oltre a servire per l’approvazione del duca
Cosimo I, il committente.
Cellini riferisce passo per passo come è
nata materialmente la scultura, a partire dal primo passo: il modellamento
della cosiddetta “anima”, che altro non sarebbe che un abbozzo di figura di
dimensioni ridotte, ottenuta con una miscela di creta mista a diversi
materiali. L’interno dell’anima può essere rinforzato con un’intelaiatura di
metallo. Successivamente il tutto viene essiccato e cotto prima di essere
rivestito di cera. Inoltre all’anima vengono applicati dei canali di scolatura
per permettere la fuoriuscita della cera fusa. Una volta raffreddata la cera la
scultura viene rivestita da un altro materiale simile a quello che costituiva
l’anima, detto “tonaca”, rinforzato con filo di ferro. La forma ottenuta viene
deposta infine in una fossa riempita con terra compressa, dopodiché si procede con
la colatura del metallo e la rifinitura dell’opera.
Il Perseo, collocato nella Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria, è un trionfo di
preziosità, eleganza e ricercatezza formale, una rilettura di tutta la
tradizione fiorentina, da Michelangelo a Donatello. Il meraviglioso Perseo
trionfante, tiene per i capelli la testa recisa di Medusa, e con l’altra mano una spada, ed in piedi maestoso guarda
lo spettatore dall’alto in basso, quasi fosse un monito per tutti. Risulta
evidente lo sforzo di Cellini a livello programmatico e dimostrativo,
soprattutto per quanto riguarda le figurette sul basamento ed i festoni,
espressioni dell’istinto manieristico dell’artista. Da ciò che ci ha tramandato
il Cellini, pare che il Perseo abbia impiegato cinque anni prima di poter
essere completato, l’artista infatti ammette di aver dovuto far fronte ad
alcuni inconvenienti, soprattutto durante la colatura del bronzo.
Una curiosità sul
Perseo: in una parte della statua si nasconde il ritratto dell’autore. Dove?
Basta semplicemente puntare gli occhi sulla nuca di Perseo, ovviamente entrando
nella loggia, arrivare alle spalle della statua, guardare in alto ed ammirare
il volto di Cellini. Ovviamente senza l’ausilio del sole è difficilmente
visibile poiché è posto in una zona d’ombra.
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