di Michela Gabrielli
ARTE, MUSEO PIETRA CANONICA ROMA - Pietro Canonica nasce a Moncalieri nel 1869, frequenta l’Accademia
Albertina di Torino in un’Italia che ha
da poco raggiunto l’unità e si trova
impegnata nel difficile compito di costruire l’identità degli Italiani. In
questo ambiente si forma il senso estetico dello scultore, custode attento ed
entusiasta della tradizione artistica italiana. Partecipa alle più importanti
esposizioni nazionali ed internazionali: Parigi, Venezia, Londra, Berlino,
Roma, Bruxelles e Pietroburgo. Accademico di San Luca e di numerose accademie italiane e straniere, nel 1929 viene nominato
Accademico d’Italia e nel 1950 Senatore a vita.
Si afferma negli ambienti dell’alta aristocrazia e viene chiamato presso
tutte le corti d’Europa per commissionargli opere celebrative, ma soprattutto
busti e ritratti. Da Buckingham Palace alla corte degli Zar, innumerevoli sono
i volti artistici che vedono espressa nel
marmo la loro più segreta interiorità. La prima guerra mondiale cancella questo
mondo che costituiva per l’artista un punto di riferimento oltre che il suo
principale committente, ed egli si dedica soprattutto alle grandi composizioni
monumentali e celebrative. In molte piazze italiane la memoria dei soldati
caduti nella grande guerra si onora con un’opera di Pietro Canonica.
Nel 1922 l’artista si stabilisce
a Roma e ottiene dal Comune l’uso della “Fortezzuola2, nella splendida cornice
di Piazza di Siena, dove l’artista vive e lavora fino alla morte nel 1959.
Canonica come scultore, egli stesso affermerà è “Quello di studiare il vero
nella forma più pura, concentrando in essa il massimo del sentimento” ed è con
queste parole che Canonica dichiarava la sua predilezione per un’arte capace di
idealizzare e allo stesso tempo esprimere i moti più segreti dell’animo. Nelle
sue sculture compendia la misura e l’equilibrio dell’arte classica, i raffinati
moduli del quattrocento fiorentino, la levigata perfezione del neoclassicismo,
e le inquietudini romantiche e il sentimento ottocentesco. Dotato di un’assoluta padronanza della
tecnica e una grande abilità e rapidità
nel lavorare la materia, riceve
commissioni da parte di tutta l’aristocrazia europea, entusiasta del suo gusto
raffinato.
Ma erano gli anni delle
avanguardie storiche e l’arte “classica” di questo artista le attraversa restando
fedele a se stesso e alla fiducia nel “bello”. Il Museo Pietro Canonica ha sede
in un caratteristico edificio di Villa Borghese, denominato, come si è già
accennato: “Fortezzuola”, per la sua particolare struttura che evoca un
castelletto turrito di ispirazione medievale. L’edificio, un semplice casale
rustico, tipico della campagna romana,
probabilmente già esisteva all’epoca dell’acquisto della vigna Capranica da
parte del cardinal Scipione Borghese e segue le fasi di trasformazione della
villa dai primi interventi seicenteschi a quelli di Asprucci e Canina tra il
Settecento e l’Ottocento. Nel 1903 Villa Borghese divenne proprietà del Comune
di Roma; la Fortezzuola fu purtroppo semidistrutta da un incendio nel 1919. Nel
1927 L’Amministrazione Comunale le diede una nuova destinazione, concedendola
in uso per abitazione e studio allo scultore Pietro Canonica . In base alla
convenzione stipulata, lo scultore si impegnava, in cambio dell’uso gratuito dell’edificio, alla donazione delle sue opere, destinate a
costituire il primo nucleo di un
Museo a lui dedicato.
Alla sua morte, nel 1959, la
moglie Maria Assunta Riggio fu nominata curatrice del Museo ed ottenne il
privilegio di continuare a d abitare nell’appartamento Il Museo, costituito
dalle sette sale fu inaugurato nel 1961. L’appartamento privato, dove la moglie
vi abitò sino alla morte avvenuta nel 1987, restò come l’artista l’aveva
lasciato e divenne parte integrate del Museo venendo a costituire, con
l’atelier e il museo delle opere, un esempio unico di casa di artista e di casa museo, un unicum ricco non solo di opere d’arte, ma
anche di memorie di vita e di affetti. Nel 1927. Pietro Canonica era un artista
già famoso. Era consuetudine tra gli artisti di successo, negli anni a cavallo
tra Ottocento e Novecento, costituire un proprio Museo, aprendo al pubblico i
luoghi propri della dimensione privata e
creativa, come la casa e l’atelier. In questa tipologia rientra pienamente la
Casa Museo di Pietro Canonica nella quale, accanto agli ambienti più intimi,
grande rilievo fu dato agli spazi di rappresentanza, ampliati, fino a diventare
“espositivi”. Canonica morì nel 1959e, fedele alle proprie radici accademiche,
ci ha lasciato un luogo dove la dimensione privata , creativa e divulgativa si
compenetrano e si offrono ai visitatori nel suggestivo incanto naturale e
artistico di Villa Borghese. La
Collezione delle sue opere , costituita da marmi originali, repliche, bronzi,
modelli e bozzetti costituisce un itinerario completo dell’evoluzione artistica
e allo stesso tempo riveste grande interesse da un punto di vista didattico per
la conoscenza dei processi creativi ed esecutivi della scultura. La collezione
fu riordinata da Carlo Pietrangeli nel 1961 secondo un principio tematico:
opere religiose, opere allegoriche, monumenti celebrativi, monumenti funerari e
ritratti, lasciando al proprio posto solo le grandi sculture. L’appartamento
privato, dove Maria Assunta Riggio abitò sino alla morte restò come l’artista
lo aveva lasciato e divenne parte integrante del Museo. In questo ambito grande
importanza riveste la collezione privata dell’artista, costituita
principalmente da opere di pittori piemontesi suoi amici come: Enrico Gamba,
Vittorio Cavalleri e Giovan Battista Quadrone e da pregevoli arredi e oggetti
d’arte, spesso doni di importanti e potenti committenti, di notevole interesse
storico e documentario.
L’appartamento privato, l’atelier
e le sale espositive vengono così a costituire un unicum di opere d’arte, come
si diceva, di arredi, e di memorie di vita e di affetti che hanno accompagnato
la lunga e operosa vita del Maestro e che costituiscono un’ulteriore
testimonianza del suo eclettico percorso artistico. E, tanto per ricordare
alcune delle opere dello scultore, possiamo menzionare: L’Orfanella, modello per monumento funerario in bronzo Bongiovanni
(1891) e Guilzoni (1897), gesso patinato., Monumento
allo Zar Alessandro II di Russia, modello per il basamento in bronzo del
1915 , gesso (1912-1914). Nicola II Zar
di Russia Calco dell’opera in marmo del 1906, disperso (1910) gesso
patinato. Santa Barbara , Monumento dell’Artiglieria , modello per un
particolare del monumento in marmo e bronzo (Torino) 1930, gesso patinato a
bronzo. Madonna degli Italiani ,
marmo da frammento antico, 1926. Molti altri monumenti per la Russia e gli Zar
. La Presa di Smirne Monumento a Kemar Ataturk , modello per il basamento per il monumento
in bronzo e granito (Smirne), 1932, gesso patinato a bronzo. Monumento a Simon Bolivar Replica del
modello (1934) per il monumento in bronzo e granito a Roma, 1954, gesso
patinato a bronzo. Studio per la testa
del Crocefisso in marmo patinato del 1897 (Torino, Chiesa del sacro Cuore
di Maria , distrutto nel 1944), 1897, gesso patinato a bronzo
Cristo flagellato replica dell’opera in marmo del monumento
funerario per la Famiglia Falletti del 1896 (Cimitero di Torino) 1920, a marmo.
Seguono altre Crocifissioni. Inoltre alcuni ritratti tra cui quello di Vittorio
Emanuele III, di Margherita di Savoia, di Victoria d’Inghilterra, calco dell’opera
in marmo (1903) gesso patinato a bronzo. Di Edoardo VII, re di Inghilterra, e
di Benedetto XV, studio per un particolare del monumento in marmo e bronzo del
1928 (Roma, Basilica di S. Pietro, 1924), gesso patinato a bronzo. Tra gli
esponenti storici più famosi si ritrovano anche: Amedeo Duca D’Aosta, calco
dell’opera in marmo del 1900, Sorrento, collez. privata 1903, gesso
patinato. Luigi Einaudi, modello per
l’opera in bronzo del 1950 (Torino, Fondaz. Einaudi, 1948) gesso patinato a
bronzo. Guglielmo Marconi, calco dell’opera in marmo del 1930, 1938, gesso
patinato a bronzo. Sidney Sonnino, modello per l’opera in marmo del 1923,
(Roma, Palazzo Montecitorio), 1920, gesso patinato a bronzo. E Vittorio
Scialoja 1933, bronzo.
Tutte le opere di Canonica sono
pervase da vero e proprio classicismo e bellezza monumentale si direbbe e la
sua migliore qualità è stata quella di aver saputo coniugare proprio l’arcaico
con il moderno, si potrebbe così dire e affermare.
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