ARTE, GIOIELLI E PIETRE PREZIOSE NEL PASSATO - I gioielli, come forse non tutti sanno,
non hanno sempre avuto la funzione di ornamento, spesso e volentieri nei secoli
passati avevano anche valore talismanico o terapeutico, qualità associate a
credenze antiche secondo le quali in essi vi fossero forze misteriose che
potessero influire sulla vita degli uomini. Ma erano usati anche per molti
altri scopi. Esaminiamoli separatamente.
GIOIELLI
PROFUMATI –
In una società come quella del passato, dove il semplice gesto del lavarsi era
un’operazione non molto frequente, gli odori forti erano assai diffusi, di
conseguenza profumi ed essenze portati sulla persona erano fondamentali. Già a
partire dal XIII secolo, è possibile rintracciare collane, bracciali,
orecchini, bottoni profumati, modellati con paste odorose quali il muschio, l’ambra e lo zibetto.
Nonostante la funzione di questi monili fosse principalmente quella di emanare
buoni odori, spesso erano usati anche per disinfettare l’aria in caso di
pestilenze o epidemie, dando loro il compito di scongiurare il contagio. Dato
che il prezzo di queste manifatture era piuttosto elevato, per le classi più
povere, erano oggetti proibitivi anche se molto ambiti.
GIOIELLI
MAGICI
– La funzione magico-terapeutica dei gioielli era soprattutto associata a donne
e bambini, considerati comunemente meno forti e quindi più bisognosi di amuleti
e talismani. Erano generalmente portati in corrispondenza di quei punti del
corpo maggiormente soggetti a rischio poiché a contatto con l’esterno e non
protetti dagli abiti: orecchie, occhi, gola, petto, mani, polsi, ma anche
capelli. Tra le pietre più popolari c’era la belzuar, ovvero calcoli biliari di colore giallo costituiti dal
colesterolo di una varietà di capra dell’Asia, che si credeva avessero potere
contro il veleno. Per quanto possa sembrarci strano al giorno d’oggi, bisogna
tenere conto che in antichità le parti degli animali erano ritenute
l’incarnazione dello spirito dell’animale, e tenute in grande considerazione,
anche nell’ambito farmacologico. L’amuleto più efficace era senza dubbio il corallo. La sua storia simbolica parte
dal sangue della Gorgone pietrificato, secondo il mito di Perseo raccontato da
Plinio, fino a giungere al sangue di Cristo, ed era soprattutto utilizzato
dalle donne. Altro amuleto importante era l’occhio, già presente nella gioielleria dell’antica Roma, simbolo di
vista spirituale, efficace contro il malocchio. Dal XIII secolo in poi si erano
sviluppate certe opere di tipo enciclopedico detti Lapidari, in cui venivano
elencati i poteri delle gemme. Da questi si poteva apprendere, ad esempio, che
l’agata accresceva le forze, la corniola spegneva l’ira, il giacinto rendeva sicuri i lunghi
viaggi, il diamante riaccendeva
l’amore e sconfiggeva i nemici, e così via. Anche conchiglie, perle ed ostriche erano particolarmente utilizzate.
Le perle infatti già nell’antica Grecia simboleggiavano l’amore ed il
matrimonio. Ma le virtù delle gemme erano utilizzate anche in ambito religioso,
non a caso breviari e messali sovente presentavano pietre scelte in base alle
diverse qualità: gli zaffiri
confermavano la Fede, gli smeraldi
la Speranza e i rubini la Carità.
Anche le immagini con cui i mastri orafi decoravano i gioielli avevano
particolare valenza simbolica: un uomo con un serpente tra le mani era un
potente contravveleno, un drago contornato da raggi giovava allo stomaco, il
serpente e l’unicorno donavano saggezza e longevità. Importante era la figura
della sirena che, connessa al
periodo dell’infanzia, teneva lontano influenze maligne.
Particolari proprietà
erano anche attribuite a certi gioielli detti Agnus Dei, diffusissimi fino al XIX secolo, delle medaglie immerse
in acqua benedetta con attorno la scritta “Ecce Agnus Dei qui tollit peccata
mundi” raffiguranti Cristo, la Madonna o anche i santi. Tra le donne era
diffusa la figura dello zibellino, incastonato in vari tipi di gioielli; questo
animale era connesso già dall’antichità al momento del parto.
GIOIELLI RELIGIOSI E DEVOZIONALI – L’aspetto religioso e
quello magico dei gioielli erano profondamente legati tra loro. Questa
ambivalenza si può riscontrare nei cosiddetti Jesus, pendenti diffusi in Europa fino al XVIII secolo, che
recavano la scritta IHS, cioè “in
hac cruce salvis”. Generalmente erano eseguiti in materiali preziosi, o con
diamanti o con perle, utilizzati anche per la manifattura di semplici
crocifissi, molto utilizzati da entrambi i sessi. Anche reliquie e immagini di
santi potevano essere trasformati in sontuosi gioielli. Per quanto riguarda
l’Italia, ad esempio, l’immagine di San
Carlo Borromeo ebbe una grande diffusione a partire dal 500. Molto
ricercati erano anche i paternostri,
gli odierni rosari, utilizzati sia come ornamento per collo e polso, ma anche
per cintura; erano realizzati con i materiali più disparati, dal corallo
all’argento, dalla madreperla al semplice vetro. Inoltre, a partire dall’epoca
della Controriforma, non era insolito trovare anelli con sopra l’effige della
morte, una sorta di memento mori, in
genere una piccola bara o teschi con tibie, prodotti con lo scopo preciso di
far meditare sulla vanità della vita e l’inevitabilità della morte.
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