di Claudia Pellegrini
ARTE, CARAVAGGIO ROMA 10 TAPPE - La fama di Caravaggio ed il mito di un artista ribelle, violento e sanguigno, da sempre affascina gli appassionati d’arte ed i semplici curiosi. La presenza a Roma di questo personaggio poco raccomandabile, dal carattere litigioso, che gira sempre armato di spada, che si accompagna ad individui di dubbia moralità, arrestato e denunciato più volte per duelli, risse, aggressioni e quant’altro, è testimoniata da opere di grande prestigio e notevole qualità sparse in diversi luoghi della Città Eterna. Cominciamo dunque questo viaggio virtuale fermandoci in dieci luoghi diversi, tra colori, chiaroscuri e tele, gallerie e chiese.
1. CASINO DELL’AURORA (Villa Ludovisi): In questa splendida palazzina cinquecentesca, oltre al celebre affresco dell’Aurora del Guercino, è presente, nella piccola volta del laboratorio alchimistico, un
dipinto olio su muro del Merisi, rappresentante Giove, Nettuno e Plutone. Si tratta dell’unico dipinto su muro dell’artista. Il casino apparteneva al cardinal Francesco Maria Del Monte, un grande appassionato di arte ma anche di alchimia. Si dice che Caravaggio lavorò nel piccolo laboratorio nudo ( si tratta di un pettegolezzo) di fronte ad uno specchio per avere il suo stesso corpo come modello per i tre personaggi. La sfera posta al centro della pittura allude simbolicamente al mondo spartito tra i tre figli di Cronos (a Giove la terra, a Nettuno i mari, a Plutone gli inferi), ma forse anche allo specchio usato dall’autore
2. GALLERIA BORGHESE: Scipione Borghese, appassionato d’arte antica e contemporanea, raccolse sotto il suo tetto sculture antiche e capolavori di numerosi autori tra cui Tiziano, Raffaello e Caravaggio. Di quest’ultimo possiamo ammirare ben sei opere. La prima è il Bacchino Malato, una raffigurazione allegorica di un giovane ornato con gli attributi tipici di Bacco, che si rivolge allo spettatore in modo atipico, cioè di tre quarti, in cui salta all’occhio la differenza tra il colorito vivace dell’uva ed il ceruleo insalubre del giovane. Probabilmente si tratta di un autoritratto autobiografico che testimonia il ricovero dell’artista presso l’Ospedale della Consolazione per motivi che non sono mai stati chiariti. Il Fanciullo con canestro di frutta mostra un giovane di nuovo in posa di tre quarti, con un canestro pieno di frutti autunnali ancora umidi di brina insieme a foglie che presentano le stesse imperfezioni che si possono notare in natura. Questo testimonia la straordinaria fedeltà con cui Caravaggio affrontava la rappresentazione della natura. La Madonna dei Palafrenieri fu commissionata dalla confraternita omonima per l’altare dedicato a Sant’Anna, nella allora nuovissima basilica di San Pietro. L’opera restò sull’altare solo per pochi giorni, venne trasferita nella chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri, ma subito dopo acquistata dal cardinale Borghese. Il perché di tanti spostamenti non è certo. Sicuramente la
scollatura troppo ardita della Vergine deve aver imbarazzato più di qualcuno, o forse la motivazione è da trovarsi semplicemente nel desiderio del cardinale di possedere la tela, il quale la ottenne, a quanto sappiamo, per una cifra davvero ridicola. La tela mostra Maria, simbolo della Chiesa, che schiaccia il serpente, il Peccato, aiutata da Gesù giovinetto e osservata da Sant’Anna, la Grazia. San Girolamo invece fu eseguito proprio per il cardinale Scipione Borghese. Il santo rappresentato era particolarmente apprezzato nel periodo della Controriforma, era un eremita e dottore della chiesa, nonché autore della nota “Vulgata”, la traduzione della Bibbia dal greco al latino. Caravaggio lo raffigura non come un’eremita penitente ma piuttosto come uno studioso, un anziano umanista che regge tra le mani un testo. La stesura del colore rapida, quasi incompleta, ha fatto anche ipotizzare che la tela non sia mai stata terminata. San Giovanni Battista probabilmente è una tra le tele che l’artista portò con se durante il viaggio da Napoli a Roma del 1610, quando sperava di ottenere la grazia in seguito ad una condanna a morte inflittagli quattro anni prima per omicidio; l’idea era quella di offrire la tela in regalo al cardinal nipote Scipione Borghese per ottenere un’intercessione presso Paolo V.
Purtroppo la vicenda finì tragicamente, infatti, nei pressi di Palo, a nord di Roma, Caravaggio venne imprigionato per uno scambio di persona e perse il bagaglio; morì sulla spiaggia di Sant’Ercole nel vano tentativo di recuperarlo. Il dipinto raffigura Giovanni adolescente che medita seduto in una cornice naturalistica. L’ultimo, ma probabilmente il più suggestivo, è David con la testa di Golia, eseguito con molta probabilità durante l’esilio a Napoli. Diversamente da come ci si potrebbe aspettare, il David del dipinto non ha un atteggiamento troppo fiero mentre regge il capo reciso del nemico, ma piuttosto mostra pietà nei confronti della sua vittima, nel cui viso è possibile scorgere i connotati di Caravaggio stesso. Dunque Golia è la rappresentazione della sofferenza, del dramma che vive l’artista, una vera e propria testimonianza dei suoi ultimi anni di vita spesi alla ricerca di una grazia che gli venne sì accordata ma che non riuscì mai a sfruttare.
3) GALLERIA DORIA PAMPHILJ: Si deve a Camillo Pamphilj (nipote di papa Innocenzo X) la splendida collezione d’arte che si può ammirare nello storico palazzo della famiglia. La galleria ospita un gran numero di capolavori seicenteschi, tra i quali spiccano le opere di Annibale Carracci, Guercino, Guido Reni, Jan Bruegel, Claude Lorrain, Velázquez e naturalmente Caravaggio, del quale è possibile ammirare la Maddalena Penitente e il Riposo durante la fuga in Egitto. La Maddalena risale al periodo della prima attività romana dell’artista, è raffigurata piangente su una sedia con a terra un vaso di unguento, delle perle ed altri gioielli, i tipici emblemi della vanità. È stato notato che tra i monili ci sono dei particolari orecchini di perle con il fiocchetto nero che è possibile ammirare indossati da un’altra eroina caravaggesca, la Giuditta di Palazzo Barberini.
Il Riposo è un’altra opera giovanile, è infatti il primo quadro a tema biblico e di grande formato del Merisi, il quale si era sempre cimentato con quadri di piccole dimensioni ed a tema allegorico. La tela si può virtualmente dividere in due parti: la sinistra su cui troneggia San Giuseppe, realisticamente vecchio e stanco, che sorregge lo spartito che un angelo alle sue spalle legge; la destra in cui tra la vegetazione rigogliosa ci sono la Madonna che dorme con il Bambino in braccio. La bellezza degli ultimi due personaggi contrasta nettamente con la vecchiaia di Giuseppe. Particolarmente interessante è lo spartito, infatti le note dipinte non sono tracciate casualmente, ma seguono una reale partitura musicale: si tratta di un motivetto del compositore fiammingo Noel Bauldwijn dedicato alla Madonna.
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